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1.819 m
538 m
0
5,8
12
23,31 km
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vicino a Posto della Madonna-Verlingieri, Campania (Italia)
Anello sul versante sud-ovest del Monte Cervati, con l’obiettivo di percorrere in salita una combinazione di sentieri “extra-CAI” indicati nella cartina escursionistica 1:25000 num. 7 del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Siccome non avevo alcuna informazione su questi sentieri, ho semplicemente rasterizzato la cartina per caricarla – come mappa elettronica – nel GPS, e poi ho cercato di seguire più o meno il profilo dei sentieri così come compariva sul terminale.
In effetti questo sistema non funziona sempre, perché a volte le cartine hanno grosse imprecisioni, ma questa volta è andata bene.
La prima parte era indicata con un tratteggio nero lungo quasi continuo (vale a dire sentiero evidente) e la seconda con trattini neri e puntini rossi molto distanziati (vale a dire tracce di sentiero molto discontinue).
Salita al Monte Cervati per Capo di Testa partendo dalla SP 18 all’imbocco del Vallone Secco
Si parte dalla stradetta carrozzabile che è l’inizio del Sentiero Storico Madonna della Neve, e dopo poche decine di metri si esce a sinistra per stradetta più stretta di campagna che passa sotto delle proprietà private e va ad attraversare l’impluvio del Vallone Secco.
Subito dopo l’attraversamento con tornante sinistro, c’è un tornante destro, e poco dopo si stacca a sinistra il sentiero indicato con tratteggio nero lungo nella cartina escursionistica.
Il sentiero è molto ben riconoscibile fino a un punto dove la boscaglia si dirada e bisogna salire il pendio in modo più diretto: qui un po’ si perde in mezzo a tracce multiple di animali ma poi si ritrova evidente, appena più stretto ma ben marcato a terra.
Si continua fino a imboccare un vallone nel bosco con una serie multipla di terrazzamenti, evidentemente realizzati dall’uomo in un periodo in cui al posto del bosco c’era una qualche forma di coltivazione o pascolo.
Qui la traccia è esile e sta sulla destra direzione salita, poi si esce a sinistra su una dorsale libera quasi appiattita e, piegando sempre a sinistra, si finisce dentro un avvallamento di poche decine di metri che oggi era il classico campo di felci da attraversare stile giungla: è l’unico tratto di tutto l’itinerario in cui abbiamo dovuto spostare la vegetazione con le mani.
Poi si ritrovano tracce di sentiero che ben presto confluiscono in un camminamento molto comodo e largo che prosegue a lungo, quasi piatto, con direzione prevalente nord-ovest.
Si passano un paio di canali-valloni secondari e si arriva a uno più largo e marcato appena dopo una radura: qui finisce il tratteggio nero lungo della cartina escursionistica e inizia quello a trattini neri e puntini rossi molto distanziati.
C’è una traccia di sentiero che attraversa il canale-vallone e dovrebbe poi collegarsi, scendendo, al sentiero che da Ponte Inferno sale verso l’Inghiottitoio di Vallivona.
Per proseguire verso Capo di Testa e il Monte Cervati, invece, si sale a destra prima del canale-vallone (praticamente senza tracce) per qualche decina di metri e lo si supera facilmente.
Ora nella cartina escursionistica è indicata una salita a zig-zag che passa in mezzo a dei corridoi prativi tra il bosco più rado: di fatto non c’è una traccia continua a terra, ma è molto intuitivo.
Si arriva a uno slargo molto ampio che si sale liberamente fino a poco prima di un gruppo di alberi isolati quasi in testata: qui c’è, nell’erba, una traccia marcata di animali che va sia a destra che a sinistra, e nella cartina c’è un bivio di sentiero sempre a trattini neri e puntini rossi molto distanziati.
Per Capo di Testa e il Monte Cervati si va a sinistra: la traccia inizialmente marcata ben presto si divide in multiple tracce esili di animali: mucche e cavalli “analizzando i residui organici sul percorso”.
Queste tracce multiple proseguono con diverse inclinazioni diagonali: il successivo canale-vallone da superare, secondo la cartina escursionistica, è da attraversare a quota un po’ più alta, però noi abbiamo seguito una traccia quasi piana e poi siamo saliti a bordo vallone su un altro camminamento abbastanza gradinato.
Poco prima del punto di attraversamento di questo canale-vallone (proprio dove si chiude contro il pendio) il sentiero si fa molto evidente e in breve si finisce al Piscìcolo di Capo di Testa dove si trova un grande abbeveratoio per animali: qui la mia “donna a 4 zampe” ha fatto il bagnetto, quella a 2 … ha preferito evitare. 😊
Dopo il Piscìcolo di Capo di Testa si prosegue qualche decina di metri e si abbandona verso destra il largo sentiero che prosegue in leggera discesa.
Qui la cartina escursionistica indica di svoltare con un tornante secco a destra e di stare su tracce discontinue di animali in campo aperto poco sotto il limite del bosco.
Visto il forte sole del momento, abbiamo invece deciso di fare una svolta più larga e salire su altre tracce discontinue all’ombra del bosco: ci siamo ricollegati più avanti con un comodo traverso.
Questo pendio è proprio l’ultimo a sud di Capo di Testa, alla cui sommità si potrebbe anche arrivare continuando su diritti.
Abbiamo però seguito le linee più dolci “consigliate dalla cartina escursionistica” con un breve taglio nel finale perché non sono indicati sentieri per la sommità, ma è tutto facile in campo libero.
Da Capo di Testa si va al cippo di vetta del Monte Cervati per i soliti traversi che si usano anche d’inverno.
Discesa dal Monte Cervati per l’Inghiottitoio o Affondatoio o Affondatore di Vallivona
Qui siamo andati solo per sentieri conosciuti tranne un paio di tagli per saltare qualche tornante iniziale della larga strada carrozzabile che sale al Santuario Madonna della Neve.
Tutto il resto è ben segnato CAI ed evidente.
Il primo pomeriggio e la stagione con bosco rifoliato non sono le condizioni migliori per ammirare e fotografare i due Abeti Bianchi Secolari che si trovano scendendo verso l’Inghiottitoio di Vallivona, che oggi – a Ferragosto – era abbastanza frequentato.
Per qualche foto degli abeti e della vetta in altre condizioni vedi → Monti del Cilento: Monte Cervati con anello sul versante sud da Ponte Inferno.
All’Inghiottitoio di Vallivona abbiamo fatto una lunga pausa: non si può entrare e uscire velocemente in un posto simile.
Visto che in auto si può arrivare anche a pochi minuti di distanza dall’imbocco della galleria di accesso, un VERO fotografo può facilmente caricarsi in spalla tutta l’attrezzatura possibile (corpi, obiettivi fra cui gli ultra-grandangolari, treppiede e flash) e divertirsi per una giornata intera.
**********
Il dislivello effettivo dell’escursione è di circa 1.480 metri e non oltre 1.700 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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Siccome non avevo alcuna informazione su questi sentieri, ho semplicemente rasterizzato la cartina per caricarla – come mappa elettronica – nel GPS, e poi ho cercato di seguire più o meno il profilo dei sentieri così come compariva sul terminale.
In effetti questo sistema non funziona sempre, perché a volte le cartine hanno grosse imprecisioni, ma questa volta è andata bene.
La prima parte era indicata con un tratteggio nero lungo quasi continuo (vale a dire sentiero evidente) e la seconda con trattini neri e puntini rossi molto distanziati (vale a dire tracce di sentiero molto discontinue).
Salita al Monte Cervati per Capo di Testa partendo dalla SP 18 all’imbocco del Vallone Secco
Si parte dalla stradetta carrozzabile che è l’inizio del Sentiero Storico Madonna della Neve, e dopo poche decine di metri si esce a sinistra per stradetta più stretta di campagna che passa sotto delle proprietà private e va ad attraversare l’impluvio del Vallone Secco.
Subito dopo l’attraversamento con tornante sinistro, c’è un tornante destro, e poco dopo si stacca a sinistra il sentiero indicato con tratteggio nero lungo nella cartina escursionistica.
Il sentiero è molto ben riconoscibile fino a un punto dove la boscaglia si dirada e bisogna salire il pendio in modo più diretto: qui un po’ si perde in mezzo a tracce multiple di animali ma poi si ritrova evidente, appena più stretto ma ben marcato a terra.
Si continua fino a imboccare un vallone nel bosco con una serie multipla di terrazzamenti, evidentemente realizzati dall’uomo in un periodo in cui al posto del bosco c’era una qualche forma di coltivazione o pascolo.
Qui la traccia è esile e sta sulla destra direzione salita, poi si esce a sinistra su una dorsale libera quasi appiattita e, piegando sempre a sinistra, si finisce dentro un avvallamento di poche decine di metri che oggi era il classico campo di felci da attraversare stile giungla: è l’unico tratto di tutto l’itinerario in cui abbiamo dovuto spostare la vegetazione con le mani.
Poi si ritrovano tracce di sentiero che ben presto confluiscono in un camminamento molto comodo e largo che prosegue a lungo, quasi piatto, con direzione prevalente nord-ovest.
Si passano un paio di canali-valloni secondari e si arriva a uno più largo e marcato appena dopo una radura: qui finisce il tratteggio nero lungo della cartina escursionistica e inizia quello a trattini neri e puntini rossi molto distanziati.
C’è una traccia di sentiero che attraversa il canale-vallone e dovrebbe poi collegarsi, scendendo, al sentiero che da Ponte Inferno sale verso l’Inghiottitoio di Vallivona.
Per proseguire verso Capo di Testa e il Monte Cervati, invece, si sale a destra prima del canale-vallone (praticamente senza tracce) per qualche decina di metri e lo si supera facilmente.
Ora nella cartina escursionistica è indicata una salita a zig-zag che passa in mezzo a dei corridoi prativi tra il bosco più rado: di fatto non c’è una traccia continua a terra, ma è molto intuitivo.
Si arriva a uno slargo molto ampio che si sale liberamente fino a poco prima di un gruppo di alberi isolati quasi in testata: qui c’è, nell’erba, una traccia marcata di animali che va sia a destra che a sinistra, e nella cartina c’è un bivio di sentiero sempre a trattini neri e puntini rossi molto distanziati.
Per Capo di Testa e il Monte Cervati si va a sinistra: la traccia inizialmente marcata ben presto si divide in multiple tracce esili di animali: mucche e cavalli “analizzando i residui organici sul percorso”.
Queste tracce multiple proseguono con diverse inclinazioni diagonali: il successivo canale-vallone da superare, secondo la cartina escursionistica, è da attraversare a quota un po’ più alta, però noi abbiamo seguito una traccia quasi piana e poi siamo saliti a bordo vallone su un altro camminamento abbastanza gradinato.
Poco prima del punto di attraversamento di questo canale-vallone (proprio dove si chiude contro il pendio) il sentiero si fa molto evidente e in breve si finisce al Piscìcolo di Capo di Testa dove si trova un grande abbeveratoio per animali: qui la mia “donna a 4 zampe” ha fatto il bagnetto, quella a 2 … ha preferito evitare. 😊
Dopo il Piscìcolo di Capo di Testa si prosegue qualche decina di metri e si abbandona verso destra il largo sentiero che prosegue in leggera discesa.
Qui la cartina escursionistica indica di svoltare con un tornante secco a destra e di stare su tracce discontinue di animali in campo aperto poco sotto il limite del bosco.
Visto il forte sole del momento, abbiamo invece deciso di fare una svolta più larga e salire su altre tracce discontinue all’ombra del bosco: ci siamo ricollegati più avanti con un comodo traverso.
Questo pendio è proprio l’ultimo a sud di Capo di Testa, alla cui sommità si potrebbe anche arrivare continuando su diritti.
Abbiamo però seguito le linee più dolci “consigliate dalla cartina escursionistica” con un breve taglio nel finale perché non sono indicati sentieri per la sommità, ma è tutto facile in campo libero.
Da Capo di Testa si va al cippo di vetta del Monte Cervati per i soliti traversi che si usano anche d’inverno.
Discesa dal Monte Cervati per l’Inghiottitoio o Affondatoio o Affondatore di Vallivona
Qui siamo andati solo per sentieri conosciuti tranne un paio di tagli per saltare qualche tornante iniziale della larga strada carrozzabile che sale al Santuario Madonna della Neve.
Tutto il resto è ben segnato CAI ed evidente.
Il primo pomeriggio e la stagione con bosco rifoliato non sono le condizioni migliori per ammirare e fotografare i due Abeti Bianchi Secolari che si trovano scendendo verso l’Inghiottitoio di Vallivona, che oggi – a Ferragosto – era abbastanza frequentato.
Per qualche foto degli abeti e della vetta in altre condizioni vedi → Monti del Cilento: Monte Cervati con anello sul versante sud da Ponte Inferno.
All’Inghiottitoio di Vallivona abbiamo fatto una lunga pausa: non si può entrare e uscire velocemente in un posto simile.
Visto che in auto si può arrivare anche a pochi minuti di distanza dall’imbocco della galleria di accesso, un VERO fotografo può facilmente caricarsi in spalla tutta l’attrezzatura possibile (corpi, obiettivi fra cui gli ultra-grandangolari, treppiede e flash) e divertirsi per una giornata intera.
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Il dislivello effettivo dell’escursione è di circa 1.480 metri e non oltre 1.700 come indicato nei dati di riepilogo Wikiloc.
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4 commenti
Puoi aggiungere un commento o una recensione a questo percorso
alexehilary 20-gen-2021
salve ! volevo sapere se in questi periodi si puo entrare nell'inghiottitoio ,o presenta molta acqua
L2-Ruwenzori 20-gen-2021
Penso che ci sia molta acqua. Al nostro primo tentativo non siamo riusciti ad entrare.
ZioMario 21-gen-2021
L’inghiottitoio è un naturale collettore d’acqua, e la galleria di ingresso serve per drenare l’acqua in eccesso.
Se ha piovuto con insistenza di recente, è meglio attendere.
È meglio evitare anche dopo il periodo del disgelo della neve fino a inizio estate.
Il 24 dicembre 2019 non siamo potuti entrare per le piogge dei giorni precedenti: vedi foto al waypoint 04 dell’itinerario Monti del Cilento: Monte Cervati con anello sul versante sud da Ponte Inferno.
Però se di tutto il giro ti interessa solo l’inghiottitoio, puoi arrivare in auto all’area pic-nic che dista pochi minuti di cammino, e se anche non puoi entrare ci perdi poco tempo.
Cerca di andarci nel momento giusto perché è un bel posto. 😉
alexehilary 22-gen-2021
grazie mile delle info