Ciaspolata lunghissima, e facilissima fino al finale che – considerato all’interno di un’escursione su ciaspole – bisogna valutare difficile.
È una vera “full-immersion di neve” se ce n’è fin dall’inizio come oggi.
Purtroppo, oggi qualche nuvola di troppo al momento della vetta ha rovinato il panorama di lontananza, ma non la “magica” discesa di rientro verso Malga Sennes.
Non ho atteso in vetta il probabile (che come da previsioni si è verificato) diradamento delle nubi, perché non basta la probabilità ma serve la CERTEZZA di buona visibilità per scendere in sicurezza la parte alta.
Visto che in quel momento la vetta del Monte Sella di Sennes era quasi l’unica libera, nulla poteva escludere che avrebbe potuto finire anch’essa nella nebbia, e dunque è meglio scendere subito in questi casi.
Salita al Monte Sella di Sennes o Muntejela de Senes dal tornante Sant’Uberto Dalla partenza di Sant’Uberto si va al Rifugio Sennes per la stradetta di neve battuta del segnavia num. 6 che passa per Malga Ra Stua e poi risale tutta la Val Salata.
Dal Rifugio Sennes ancora un po’ di stradetta battuta fino al culmine di una collinetta da dove inizia la breve discesa che porta a Malga Sennes o Ücìa Munt de Senes.
Se fino a qui, con molta probabilità, si può arrivare senza calzare le ciaspole, ora si entra in neve non battuta per affrontare il Monte Sella di Sennes che sta proprio in mezzo al grande anfiteatro che sta di fronte.
Come riferimento c’è la fascia rocciosa che sta sotto il pendio finale di vetta: il sentiero estivo segnato la aggira verso destra ma con le ciaspole bisogna aggirarla verso sinistra direzione salita.
Dunque, si risalgono le dolci gobbe puntando più o meno all’angolo sinistro della fascia rocciosa, e poi si prosegue sempre molto dolcemente fino alla base di una piccola conca-circo delimitata a destra dalla fascia rocciosa e a sinistra dalla cresta sud-ovest del Monte Sella di Sennes.
Qui le varie guide scialpinistiche indicano la possibilità di salire sia per il centro del vallone creato dalla conca-circo che portandosi sopra la cresta sud-ovest.
L’unica guida di ciaspolate che conosco e che propone questa salita, indica di salire per la cresta sud-ovest.
Il mio parere è che – con le ciaspole – è un po’ “fuori scala” la salita (poi bisogna pure scendere …) per il centro del vallone, e va bene quella per la cresta.
La cresta si unisce dalla base con il “quasi piano” di arrivo e sarebbe facile saltarci sopra, ma poi è più disagevole procedere nel primo tratto.
Inoltre, visto da sotto, era evidente che il primissimo tratto era stato ripulito dal vento e c’era ben poca neve.
Dunque, sono risalito sulla cresta non dall’inizio ma per un tratto di pendio non troppo ripido, compatibile con le ciaspole e dove si notava una vecchia discontinua traccia di salita con gli sci.
Poi sulla cresta serve attenzione.
È abbastanza larga, ma è sicuramente esposta.
La larghezza, comunque, è relativa alle condizioni.
Oggi anche dopo il punto in cui sono risalito io c’era un tratto quasi interamente ripulito dal vento, con qualche mini-placchetta di ghiaccio tra erbe e pietre affioranti: tutto evitabile procedendo con ragionamento e cautela.
Sulla sinistra direzione salita rimaneva una bella striscia di neve che … di fatto era la cornice sospesa dall’altro alto.
Alla fine, stando tra la fascia di neve rimasta e le erbe affioranti, si poteva salire (e anche scendere) con un minimo di attenzione.
Qui bisogna valutare di volta in volta dove passare, e se procedere con ciaspole, solo con gli scarponi, oppure calzare un paio di ramponi per pochi metri se la situazione dovesse essere “difficilina” e se si vuole arrivare in vetta.
Oggi fatta tutta con le ciaspole ai piedi, ma non credo sia sempre possibile.
Dopo questo tratto sulla cresta sud-ovest si entra nel largo pendio che sta sotto la vetta e sopra la fascia rocciosa aggirata in avvicinamento.
Qui la pendenza ritorna medio-facile e con neve buona non ci sono più problemi fino alla Croce di vetta.
Resta da valutare l’eventuale presenza di qualche placca-lastrone perché se il vento lavora molto sulla cresta appena sotto, qualche effetto lo lascia anche qui.
****************************** Naturalmente si può accorciare l’avvicinamento partendo dall’Albergo Alpino Pederü alla fine della Val dai Tamersc, come per l’itinerario →
Dolomiti di Braies: Rifugio Biella (Seekofelhütte) e Monte Muro (Ofenmauer) dall'Albergo Alpino Pederü.
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