Val di Mello
vicino a San Martino, Lombardia (Italia)
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Foto del percorso



Descrizione dell'itinerario
Si: e n'è innamorato da intisichire i polmoni, se non è corrisposto. >>

interruppe di nuovo Graffiasanti.
Gildina, le si leggeva in viso, parve dar poca fede a questo fratello trovato così per istrada; ma poi riflettendo che, alla fin fine, s'era mio fratello, doveva di ragione somigliar la buona pasta di me, ne fu persuasa, contenta, e anzi promise cosi di sfuggita tenerle parola, prepararla : ed io da mia parte, avrei procurato che il fratello venisse a trovarsi, come per combinazione, sulla soglia di casa, quando la Lisetta fosse sola. - E l'avevi, il fratello?
Gli è qui il busillis che non so d'averne mai avuti di fratelli, tranne che siano nati fuori di casa. Mi detti d'attorno a cercarne uno in prestito e lo trovai cogli abiti della festa. Una schiuma da tre taglie; tu lo devi aver conosciuto, Scavalcamonte. Quel demonio allampanato che aveva più gambe che zampe; se l'ho conosciuto: fu lui che sul ponte di Taceno ha freddato il carbonajo di Introbbio che portava le paghe ai forni di Premana, e gli ha levato il gruzzolo degli scudi.
Proprio lui, quel caffo! Dunque lo trovo, gli parlo, gli spiffero la faccenda, gli fisso la parte, e a rivederci all'opera. lo avevo il mio piano: portarmi alla Rocca le due colombe e il padrone ne avrebbe fatte le spese
sul fior dell' uomo messer Sigifredo, e i bocconi appettitosi gli piaciono sempre: quanto al belare delle due femmine poco m'inquietava, ho la pelle dura io, ed una più od una meno non sarà quella che farà traboccar la bilancia che tiene in mano l'arcangelo san Michele, che ha la chiesa ad Introbbio. Ma gli è che a far i conti senza l'oste, s'arrischia a farli due volte, come toccò a noi.
--E chi fu l'oste? - domandò il compagno, interessandosi all'avventura del camerata.
L'oste birbone fu il padre, il quale non fu punto contento dei futuri generi, ed ebbe paura che gli pizzicassero le figliuole, prima del matrimonio. Anzi ci capitò di peggio. Ma conviene che torni un passo indietro. La sera prima del di fissato a compire il ratto delle due colombe, io stavo appiattato sul ponte di san Rocco, intanto che aspettava lo Scavalcamonte mandato fin dalla mattina al castello ad informare messer Sigifredo del boccone squisito che si stava per ammanirgli e ad avvertirlo di tener pronto una partita di caccia selvatica, ad un bisogno di tener lontani i curiosi e in soggezione gli arditi, nello stesso tempo che invierebbe due cavalli o, alla peggio, due buone mule che aspetterebbero appunto alla chiesa di san Rocco. Oh! come fa lungo il tempo l'aspettare. Hai ragione:
-
-
Aspettare e non venire,
Stare in letto e non dormire Fare il servo e non gradire
Son tre cose da morire.
E dalli co' tuoi proverbi, matto. Ma stammi attento. Passa un'ora, passan due e Scavalcamonte non arriva. Parmi finalmente sentire uno
zirlo: è lui, è il suo segnale. Mi levo bel bello dal mio buco, gli movo incontro, l'ajuto a spingere le mule per entro a un cancello di fianco la chiesuola, e facciamo le ultime intelligenze per il ratto di domattina. - E perchè non scegliere la notte?
-Mi par che caschi adesso dalle nuvole: sai pure gli ordini, non ci voglion scandoli; anzichè un rapimento sembrerà una passeggiata geniale di due coppie di amanti; poi, c'è questo a contare che il padre all'alba è già sul lago colle reti. Mentre lasciava il compagno in vedetta e alla custodia delle cavalcature, m'accorsi di due passi frettolosi che mi precedevano giù per la strada, che se ve n'è una maledetta, tutta a sassi è quella che conduce in paese. « Avesse sentito i nostri discorsi, » pensai e, assicuratomi colla mano che aveva a fianco di farmi lume a un studiai anch'io il passo, e fui in Bellano.
io
bisogno
Tirava sul lago un vento gagliardo e freddo, e soffiava dalla valle un'uzza così pungente che parevano sferzate al viso. E tu puoi mettere nel tuo magazzino di proverbi anche questo, che non ve ne sarà uno più vero:

Chi vuol provare le pene d'inferno
Vada a Varenna d'estate, a Bellano d'inverno.
Bravo poeta! citato a tempo, sclamò Graffiasanti.
Intanto nel molo era un affaccendarsi di barcajuoli a tirar corde, a raccomandar catene agli anelli, a riparare i battelli flagellati dalle onde. Corsi a provvedermi in casa Ultramonti un tabarro, e, inferrajuolato come un principe di Spagna, mi cacciai dentro ad una taverna, dove v'aveva bevuto più volte. Ma quella notte non avevo sete, mi martellava nel cervello un certo presentimento come d'una disgrazia che mi doveva toccare, e non mi poteva togliere dall'orecchio il suono di quei maledetti passi sentiti sulla strada di san Rocco. Insomma
Veramente il lavoro dell'arte tua va, di giorno in giorno, scemando. »
« Hai a dire, che, se fortunatamente non accadeva l'emigrazione continua de’filatori, chiamati negli stati vicini da promesse, da privilegi e da grosse paghe, a quest'ora, a conto dell'arte, saressimo tutti morti di fame. •
(E hai proprio scelto di stabilirti sul Bergamasco ? »
Scelto, stabilito, e di già ammobigliata la casa di tutto il necessario, per modo che non manca che ci andiamo noi ad occuparla. »
« Ti sarà costato un occhio, mi figuro. » « Ohiból ho intaccato si il mio tesoretto, che sai, che mi ho in serbo, ma non ci ho fatto un gran buco, che tutto era a buon mercato, e al mondo oggidi, dopo la nespola della peste, c'è più roba da vendere che gente da com perarla. »
« Sicchè spatriate proprio. »
« Che vuoi, Tommaso? in paese, se tolgo te, che siam cresciuti insieme e ci vogliamo bene da amici sinceri, non ho nessuno, e non ci lascio che i miei poveri morti' nel cimitero, requiem a loro.
« Si, è vero, ma ad ogni uccello... sai il proverbio... "
« Il so... suo nido è bello! m concluse il filatore; pero quando si toglie in dosso il peso d'una moglie, dei figli, che posson venire, mi capirai che allora la patria è dove si sta bene. »

Dunque i lavori sul Bergamasco si riavviano ? »
Si, mio cugino Bortolo m'ha assicurato, e ho dovuto vederlo anch'io quando ci son stato per la casa, co’miei propri occhi che le cose, anche là, prendono una buonissimā piega. Pochi son omai quelli che s'ammalano ; ed il male non è più quella peste perfida e infame di prima ; un po' di febbriciattolae, tuital più, accompagnata da qualche bubboncello scolorito, che si cura con un empiastro di malva. »
« Meglio, e Dio tenga lontani sempre i contagi. »
« Sicché, continuo Renzo - l'aspetto del paese è proprio mutato, ed i padroni pensano già a cercare e a caparrare operai specialmente i Alatori di seta. »
« Ottimamente, e tu, buon giovane come sei, non fo per lodarti in faccia, e assestato, e che sa bene il suo mestiere, non potrai far male, nè ti mancherà la fortuna. »
« La fortuna di noi povera gente stà nelle braccia prima, e poi qui; ,- e si picchiò la fronte colla punta del
» l'indice, come aveva fatto a Milano, quella notte dell'ubbriachezza, nell'osteria della Luna Piena »
« Dici bene, Renzo; ma a proposito della casa e dei quattro campi ch'hai al sole, è vero che li compera il signor marchese che ha ereditato la sostanza di quel birb... e mutò subito la parola; . quel disgraziato di don Rodrigo ?
Negozio fatto, a cui non manca che il ghiribizzo della firma del dottor di legge, e la sua del signor marchese, e il mio segno di croce con quello di mia suocera Agnese. « E che c'entra dessa ? ,
Negozio fatto, a cui non manca che il ghiribizzo della firma del dottor di legge, e la sua del signor marchese, e il mio segno di croce con quello di mia suocera Agnese. « E che c'entra dessa ? ,
« Diamine! s'ha da vendere la casa, bisogna bene che firmi anch'ella. »
« Anche Agnese vende la sua casuccia ? .
« N'abbiam fatto insieme contratto a voce col signor mar chese, e il prezzo l'ha fatto don Abbondio, e non manca come dico, che si metta in carta il negozio, per scrittura d'un dottore di legge. Oh ! qui ci voleva adesso quell'imbroglione d'un dottor Azzeccagarbugli, qui lo ci voleva quel galantuomo a due facce che a me parlava colle gride e l'istessa giornata o quella dopo, il povero padre Cristoforo l'ha detto ad Agnese si trovava, col bicchiere in mano, a pranzo da don Rodrigo. Come sarebbe rimasto a vedermi nella sua sala, dove rimescolava le gride, sulla tavola come grano nel ventilabro, e dover stendere il mio nome, cognome, professione e patria sulla carta insieme al nome, cognome, e la professione e patria d'un marchese, del successore nientemeno del famoso don Rodrigo, da cui becca
va i desinari a patto d'imbrogliare i poveri figliuoli come me, che non conoscono le leggi. »
Oh I l'ho conosciuto: alto, asciutto, pelato, col naso rosso, e una voglia di lampone sulla guancia: adesso è a Canterelli sepolto anche lui... »
«Mi rincresce, perchè prossimo, « riprese Renzo, ma io lo avrei voluto qui per questa

interruppe di nuovo Graffiasanti.
Gildina, le si leggeva in viso, parve dar poca fede a questo fratello trovato così per istrada; ma poi riflettendo che, alla fin fine, s'era mio fratello, doveva di ragione somigliar la buona pasta di me, ne fu persuasa, contenta, e anzi promise cosi di sfuggita tenerle parola, prepararla : ed io da mia parte, avrei procurato che il fratello venisse a trovarsi, come per combinazione, sulla soglia di casa, quando la Lisetta fosse sola. - E l'avevi, il fratello?
Gli è qui il busillis che non so d'averne mai avuti di fratelli, tranne che siano nati fuori di casa. Mi detti d'attorno a cercarne uno in prestito e lo trovai cogli abiti della festa. Una schiuma da tre taglie; tu lo devi aver conosciuto, Scavalcamonte. Quel demonio allampanato che aveva più gambe che zampe; se l'ho conosciuto: fu lui che sul ponte di Taceno ha freddato il carbonajo di Introbbio che portava le paghe ai forni di Premana, e gli ha levato il gruzzolo degli scudi.
Proprio lui, quel caffo! Dunque lo trovo, gli parlo, gli spiffero la faccenda, gli fisso la parte, e a rivederci all'opera. lo avevo il mio piano: portarmi alla Rocca le due colombe e il padrone ne avrebbe fatte le spese
sul fior dell' uomo messer Sigifredo, e i bocconi appettitosi gli piaciono sempre: quanto al belare delle due femmine poco m'inquietava, ho la pelle dura io, ed una più od una meno non sarà quella che farà traboccar la bilancia che tiene in mano l'arcangelo san Michele, che ha la chiesa ad Introbbio. Ma gli è che a far i conti senza l'oste, s'arrischia a farli due volte, come toccò a noi.
--E chi fu l'oste? - domandò il compagno, interessandosi all'avventura del camerata.
L'oste birbone fu il padre, il quale non fu punto contento dei futuri generi, ed ebbe paura che gli pizzicassero le figliuole, prima del matrimonio. Anzi ci capitò di peggio. Ma conviene che torni un passo indietro. La sera prima del di fissato a compire il ratto delle due colombe, io stavo appiattato sul ponte di san Rocco, intanto che aspettava lo Scavalcamonte mandato fin dalla mattina al castello ad informare messer Sigifredo del boccone squisito che si stava per ammanirgli e ad avvertirlo di tener pronto una partita di caccia selvatica, ad un bisogno di tener lontani i curiosi e in soggezione gli arditi, nello stesso tempo che invierebbe due cavalli o, alla peggio, due buone mule che aspetterebbero appunto alla chiesa di san Rocco. Oh! come fa lungo il tempo l'aspettare. Hai ragione:
-
-
Aspettare e non venire,
Stare in letto e non dormire Fare il servo e non gradire
Son tre cose da morire.
E dalli co' tuoi proverbi, matto. Ma stammi attento. Passa un'ora, passan due e Scavalcamonte non arriva. Parmi finalmente sentire uno
zirlo: è lui, è il suo segnale. Mi levo bel bello dal mio buco, gli movo incontro, l'ajuto a spingere le mule per entro a un cancello di fianco la chiesuola, e facciamo le ultime intelligenze per il ratto di domattina. - E perchè non scegliere la notte?
-Mi par che caschi adesso dalle nuvole: sai pure gli ordini, non ci voglion scandoli; anzichè un rapimento sembrerà una passeggiata geniale di due coppie di amanti; poi, c'è questo a contare che il padre all'alba è già sul lago colle reti. Mentre lasciava il compagno in vedetta e alla custodia delle cavalcature, m'accorsi di due passi frettolosi che mi precedevano giù per la strada, che se ve n'è una maledetta, tutta a sassi è quella che conduce in paese. « Avesse sentito i nostri discorsi, » pensai e, assicuratomi colla mano che aveva a fianco di farmi lume a un studiai anch'io il passo, e fui in Bellano.
io
bisogno
Tirava sul lago un vento gagliardo e freddo, e soffiava dalla valle un'uzza così pungente che parevano sferzate al viso. E tu puoi mettere nel tuo magazzino di proverbi anche questo, che non ve ne sarà uno più vero:

Chi vuol provare le pene d'inferno
Vada a Varenna d'estate, a Bellano d'inverno.
Bravo poeta! citato a tempo, sclamò Graffiasanti.
Intanto nel molo era un affaccendarsi di barcajuoli a tirar corde, a raccomandar catene agli anelli, a riparare i battelli flagellati dalle onde. Corsi a provvedermi in casa Ultramonti un tabarro, e, inferrajuolato come un principe di Spagna, mi cacciai dentro ad una taverna, dove v'aveva bevuto più volte. Ma quella notte non avevo sete, mi martellava nel cervello un certo presentimento come d'una disgrazia che mi doveva toccare, e non mi poteva togliere dall'orecchio il suono di quei maledetti passi sentiti sulla strada di san Rocco. Insomma
Veramente il lavoro dell'arte tua va, di giorno in giorno, scemando. »
« Hai a dire, che, se fortunatamente non accadeva l'emigrazione continua de’filatori, chiamati negli stati vicini da promesse, da privilegi e da grosse paghe, a quest'ora, a conto dell'arte, saressimo tutti morti di fame. •
(E hai proprio scelto di stabilirti sul Bergamasco ? »
Scelto, stabilito, e di già ammobigliata la casa di tutto il necessario, per modo che non manca che ci andiamo noi ad occuparla. »
« Ti sarà costato un occhio, mi figuro. » « Ohiból ho intaccato si il mio tesoretto, che sai, che mi ho in serbo, ma non ci ho fatto un gran buco, che tutto era a buon mercato, e al mondo oggidi, dopo la nespola della peste, c'è più roba da vendere che gente da com perarla. »
« Sicchè spatriate proprio. »
« Che vuoi, Tommaso? in paese, se tolgo te, che siam cresciuti insieme e ci vogliamo bene da amici sinceri, non ho nessuno, e non ci lascio che i miei poveri morti' nel cimitero, requiem a loro.
« Si, è vero, ma ad ogni uccello... sai il proverbio... "
« Il so... suo nido è bello! m concluse il filatore; pero quando si toglie in dosso il peso d'una moglie, dei figli, che posson venire, mi capirai che allora la patria è dove si sta bene. »

Dunque i lavori sul Bergamasco si riavviano ? »
Si, mio cugino Bortolo m'ha assicurato, e ho dovuto vederlo anch'io quando ci son stato per la casa, co’miei propri occhi che le cose, anche là, prendono una buonissimā piega. Pochi son omai quelli che s'ammalano ; ed il male non è più quella peste perfida e infame di prima ; un po' di febbriciattolae, tuital più, accompagnata da qualche bubboncello scolorito, che si cura con un empiastro di malva. »
« Meglio, e Dio tenga lontani sempre i contagi. »
« Sicché, continuo Renzo - l'aspetto del paese è proprio mutato, ed i padroni pensano già a cercare e a caparrare operai specialmente i Alatori di seta. »
« Ottimamente, e tu, buon giovane come sei, non fo per lodarti in faccia, e assestato, e che sa bene il suo mestiere, non potrai far male, nè ti mancherà la fortuna. »
« La fortuna di noi povera gente stà nelle braccia prima, e poi qui; ,- e si picchiò la fronte colla punta del
» l'indice, come aveva fatto a Milano, quella notte dell'ubbriachezza, nell'osteria della Luna Piena »
« Dici bene, Renzo; ma a proposito della casa e dei quattro campi ch'hai al sole, è vero che li compera il signor marchese che ha ereditato la sostanza di quel birb... e mutò subito la parola; . quel disgraziato di don Rodrigo ?
Negozio fatto, a cui non manca che il ghiribizzo della firma del dottor di legge, e la sua del signor marchese, e il mio segno di croce con quello di mia suocera Agnese. « E che c'entra dessa ? ,
Negozio fatto, a cui non manca che il ghiribizzo della firma del dottor di legge, e la sua del signor marchese, e il mio segno di croce con quello di mia suocera Agnese. « E che c'entra dessa ? ,
« Diamine! s'ha da vendere la casa, bisogna bene che firmi anch'ella. »
« Anche Agnese vende la sua casuccia ? .
« N'abbiam fatto insieme contratto a voce col signor mar chese, e il prezzo l'ha fatto don Abbondio, e non manca come dico, che si metta in carta il negozio, per scrittura d'un dottore di legge. Oh ! qui ci voleva adesso quell'imbroglione d'un dottor Azzeccagarbugli, qui lo ci voleva quel galantuomo a due facce che a me parlava colle gride e l'istessa giornata o quella dopo, il povero padre Cristoforo l'ha detto ad Agnese si trovava, col bicchiere in mano, a pranzo da don Rodrigo. Come sarebbe rimasto a vedermi nella sua sala, dove rimescolava le gride, sulla tavola come grano nel ventilabro, e dover stendere il mio nome, cognome, professione e patria sulla carta insieme al nome, cognome, e la professione e patria d'un marchese, del successore nientemeno del famoso don Rodrigo, da cui becca
va i desinari a patto d'imbrogliare i poveri figliuoli come me, che non conoscono le leggi. »
Oh I l'ho conosciuto: alto, asciutto, pelato, col naso rosso, e una voglia di lampone sulla guancia: adesso è a Canterelli sepolto anche lui... »
«Mi rincresce, perchè prossimo, « riprese Renzo, ma io lo avrei voluto qui per questa
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