Monte Lattias (Gutturu Mannu) - uscita di 2 giorni
vicino a Pantaleo, Sardegna (Italia)
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Foto del percorso



Descrizione dell'itinerario
racconto pubblicato su sardegnatrekking.com
https://www.sardegnatrekking.com/2025/08/due-giorni-sul-lattias.html
considerato che è fine agosto e c'è ancora caldo decidiamo di programmare una prima uscita rendendola più agevole possibile, quindi optiamo per la montagna e dividiamo il percorso in due giorni. Nel pianificare commettiamo qualche errore ma l'uscita è comunque fantastica.
Anche se il percorso è riconosciuto come difficile decidiamo di affrontarlo comunque dato che abbiamo l'intero fine settimana. Mettiamo quindi nello zaino la tenda da trekking e pianifichiamo un po' più di 20 km di sentieri con più di 1000m di dislivello.
La partenza è da Mitza Fanebas. Anche se la traccia riportata sotto parte dalla provinciale sterrata si può tranquillamente proseguire anche con un'utilitaria fino alla fonte (si veda decondo WP).
Decidiamo di percorrere l'anello in senso antiorario seguendo all'inizio il Riu Perdu Secci per circa un km e mezzo attraverso una sterrata che ci porta a S'Arcu Perdu Secci. Da qui ci dirigiamo verso Arcu su Suergiu attraverso un comodo sentiero e arriviamo senza problemi.
Poco più avanti raggiungiamo Arcu su Tronu e qui iniziamo ad avere i primi dubbi perché la segnaletica CAI indica che occorrono poco più di 3 ore per l'arrivo alla vetta anche se su mappa i km da percorrere sarebbero solo quattro.
A conferma troviamo poco più avanti la classificazione di "sentiero per escursionisti esperti - EE". Siamo esperti quindi proseguiamo lungo il sentiero 220. La segnaletica è buona e aiuta qualche omino posizionato in punti strategici, tuttavia a causa della complessità del percorso è sempre consigliata una buona traccia GPS da seguire.
Inizia la parte più faticosa ma anche la più soddisfacente, i panorami si aprono e possiamo godere di vedute meravigliose sia verso valle sia verso le creste.
Si inizia a sudare ma poiché siamo partiti nel primo pomeriggio, questo versante resta in ombra ed aiutano i bei boschi dell'oasi WWF di Monte Arcosu. Ci concediamo qualche pausa nella ripida salita che ci porta a Costa Castangias, ancora un centinaio di metri di dislivello e dovremmo arrivare alla piccola piana in cui piazzare il campo.
Naturalmente vista l'ora e l'approssimarsi del buio rinunciamo al tratto a bastone che ci porterebbe in vetta, preferiamo godere in piena luce del panorama che si vede da lassù.
Ci sono un paio di alternative per piazzare la tenda da trekking: la prima in prossimità del cartello CAI che segna la direzione per la vetta e che sarà all'indomani il punto di inizio della parte occidentale dell'anello che ci riporterà a Fanebas, la seconda poco più avanti dopo aver superato un tratto su rocca alla base di Monte Liudeddu (dove è installata la stazione meteorologica).
In entrambe le piane qualcuno ha costruito in passato dei punti fuoco, noi tuttavia non accendiamo fuochi e ci accontentiamo del fornelletto.
Una volta piazzato il campo è tempo di tirare le somme: il percorso è stato più impegnativo del previsto, non siamo arrivati in vetta il primo giorno quindi avremo un tratto in più l'indomani, ma soprattutto qui ci rendiamo conto di quale è stato il nostro principale errore: dobbiamo razionare l'acqua. Per l'indomani avremo solo un litro e mezzo a testa, tuttavia considerando che, tranne la salita alla vetta, saremo in discesa, dovremmo farcela senza problemi.
Colazione, un sorso d'acqua (poca) e si sale... una meraviglia. La giornata è limpidissima, la salita impegnativa, ma che spettacolo! Le conformazioni rocciose suggestive e la vista sulle vette vicine e sulla piana sono mozzafiato. Arrivati in vetta al Lattias (1086 m), abbiamo una decisione da prendere sul percorso di rientro, la traccia segnata su mappa prevede una discesa verso Riu Fenugus (tra Lattias e Caravius) tuttavia non troviamo nell'immediato il sentiero e preferiamo dirigerci verso monte Seddas poiché in passato abbiamo già seguito quel percorso ed abbiamo una traccia precisa.
E' da qui che la stanchezza si fa sentire, anche se in discesa il percorso non è semplice e occorre attenzione. I tempi sono dilatati, il sole inizia a picchiare e l'acqua a scarseggiare. Non c'è preoccupazione di non arrivare al traguardo (abbiamo tutto il giorno) ma il disagio cresce passo dopo passo, tanto che cerchiamo su mappa un sentiero alternativo che ci faccia risparmiare qualche chilometro. Sulla mappa Kompass c'è un sentiero perfetto che attraversa Planeddu Tuvu Mannu e che si biforca per uscire a S'Arcu Perdu Secci o direttamente a Nuraghe Fanebas. Sarebbe perfetto, ci inoltriamo, ma il sentiero non esiste più, dobbiamo fare marcia indietro tra rovi e sottobosco che aggiungono stress a stress. Riprendiamo il percorso previsto, rassegnandoci a dover camminare ancora per 10km stanchi e assetati.
Questa parte del percorso sarebbe anche piacevole: un bellissimo bosco, alcuni passaggi su letti di torrenti in secca che in periodo di piogge formano suggestive cascatelle, temperature mitigate dall'ombra degli alberi. Noi, tuttavia, facciamo l'impietoso conto alla rovescia dei chilometri che ci separano dalle fonti di Fanebas, tanto che ho smesso di scattare foto e di segnare waypoint sulla traccia.
L'arrivo a Riu Gutturu Mannu ha un che di tragicomico, da lontano ci sembra di aver raggiunto la carrareccia e quindi di poter camminare in tranquillità fino all'arrivo, poi ci accorgiamo che non è strada ma letto da guadare per iniziare tratti di salita sul versante opposto. Ridiamo e ci compiangiamo. Arrivati a Porcili Mannu non troviamo acqua corrente ma riempiamo una borraccia da una pozza filtrando come possibile per avere una riserva d'emergenza.
Anche l'ultimo tratto dell'anello su Riu Gutturu Mannu è spettacolare, soprattutto quando la portata d'acqua rende vivo il torrente, non abbiamo potuto goderne in quest'occasione ma sicuramente non sarà l'ultima visita. Arriviamo stremati alla fontana di Fanebas , fortunatamente anche ad agosto un rivolo d'acqua ci consente di riempire le borracce.
In conclusione, dovendo dare alcuni consigli a chi voglia seguire la traccia, occorre specificare che si tratta di un percorso lungo e impegnativo, i professionisti del trekking potrebbero anche percorrerlo in giornata assicurandosi ti partire presto, tuttavia il suggerimento è quello di dedicargli due giorni prendendosi del tempo per esplorare nei pressi della vetta. Non fatevi ingannare dal chilometraggio perché la parte alta è abbastanza impegnativa e richiede tempo. Chi volesse tagliare in parte il percorso in salita può prendere uno dei sentieri che partono in prossimità di Arcu Perdu Secci in direzione ovest e non passano per Su Suergiu.
L'esperienza è sempre positiva quando un'uscita si conclude bene, pertanto rifarei sicuramente lo stesso giro, magari nell'economia dello zaino sostituirei le bracioline di maiale con un litro d'acqua in più.
https://www.sardegnatrekking.com/2025/08/due-giorni-sul-lattias.html
considerato che è fine agosto e c'è ancora caldo decidiamo di programmare una prima uscita rendendola più agevole possibile, quindi optiamo per la montagna e dividiamo il percorso in due giorni. Nel pianificare commettiamo qualche errore ma l'uscita è comunque fantastica.
Anche se il percorso è riconosciuto come difficile decidiamo di affrontarlo comunque dato che abbiamo l'intero fine settimana. Mettiamo quindi nello zaino la tenda da trekking e pianifichiamo un po' più di 20 km di sentieri con più di 1000m di dislivello.
La partenza è da Mitza Fanebas. Anche se la traccia riportata sotto parte dalla provinciale sterrata si può tranquillamente proseguire anche con un'utilitaria fino alla fonte (si veda decondo WP).
Decidiamo di percorrere l'anello in senso antiorario seguendo all'inizio il Riu Perdu Secci per circa un km e mezzo attraverso una sterrata che ci porta a S'Arcu Perdu Secci. Da qui ci dirigiamo verso Arcu su Suergiu attraverso un comodo sentiero e arriviamo senza problemi.
Poco più avanti raggiungiamo Arcu su Tronu e qui iniziamo ad avere i primi dubbi perché la segnaletica CAI indica che occorrono poco più di 3 ore per l'arrivo alla vetta anche se su mappa i km da percorrere sarebbero solo quattro.
A conferma troviamo poco più avanti la classificazione di "sentiero per escursionisti esperti - EE". Siamo esperti quindi proseguiamo lungo il sentiero 220. La segnaletica è buona e aiuta qualche omino posizionato in punti strategici, tuttavia a causa della complessità del percorso è sempre consigliata una buona traccia GPS da seguire.
Inizia la parte più faticosa ma anche la più soddisfacente, i panorami si aprono e possiamo godere di vedute meravigliose sia verso valle sia verso le creste.
Si inizia a sudare ma poiché siamo partiti nel primo pomeriggio, questo versante resta in ombra ed aiutano i bei boschi dell'oasi WWF di Monte Arcosu. Ci concediamo qualche pausa nella ripida salita che ci porta a Costa Castangias, ancora un centinaio di metri di dislivello e dovremmo arrivare alla piccola piana in cui piazzare il campo.
Naturalmente vista l'ora e l'approssimarsi del buio rinunciamo al tratto a bastone che ci porterebbe in vetta, preferiamo godere in piena luce del panorama che si vede da lassù.
Ci sono un paio di alternative per piazzare la tenda da trekking: la prima in prossimità del cartello CAI che segna la direzione per la vetta e che sarà all'indomani il punto di inizio della parte occidentale dell'anello che ci riporterà a Fanebas, la seconda poco più avanti dopo aver superato un tratto su rocca alla base di Monte Liudeddu (dove è installata la stazione meteorologica).
In entrambe le piane qualcuno ha costruito in passato dei punti fuoco, noi tuttavia non accendiamo fuochi e ci accontentiamo del fornelletto.
Una volta piazzato il campo è tempo di tirare le somme: il percorso è stato più impegnativo del previsto, non siamo arrivati in vetta il primo giorno quindi avremo un tratto in più l'indomani, ma soprattutto qui ci rendiamo conto di quale è stato il nostro principale errore: dobbiamo razionare l'acqua. Per l'indomani avremo solo un litro e mezzo a testa, tuttavia considerando che, tranne la salita alla vetta, saremo in discesa, dovremmo farcela senza problemi.
Colazione, un sorso d'acqua (poca) e si sale... una meraviglia. La giornata è limpidissima, la salita impegnativa, ma che spettacolo! Le conformazioni rocciose suggestive e la vista sulle vette vicine e sulla piana sono mozzafiato. Arrivati in vetta al Lattias (1086 m), abbiamo una decisione da prendere sul percorso di rientro, la traccia segnata su mappa prevede una discesa verso Riu Fenugus (tra Lattias e Caravius) tuttavia non troviamo nell'immediato il sentiero e preferiamo dirigerci verso monte Seddas poiché in passato abbiamo già seguito quel percorso ed abbiamo una traccia precisa.
E' da qui che la stanchezza si fa sentire, anche se in discesa il percorso non è semplice e occorre attenzione. I tempi sono dilatati, il sole inizia a picchiare e l'acqua a scarseggiare. Non c'è preoccupazione di non arrivare al traguardo (abbiamo tutto il giorno) ma il disagio cresce passo dopo passo, tanto che cerchiamo su mappa un sentiero alternativo che ci faccia risparmiare qualche chilometro. Sulla mappa Kompass c'è un sentiero perfetto che attraversa Planeddu Tuvu Mannu e che si biforca per uscire a S'Arcu Perdu Secci o direttamente a Nuraghe Fanebas. Sarebbe perfetto, ci inoltriamo, ma il sentiero non esiste più, dobbiamo fare marcia indietro tra rovi e sottobosco che aggiungono stress a stress. Riprendiamo il percorso previsto, rassegnandoci a dover camminare ancora per 10km stanchi e assetati.
Questa parte del percorso sarebbe anche piacevole: un bellissimo bosco, alcuni passaggi su letti di torrenti in secca che in periodo di piogge formano suggestive cascatelle, temperature mitigate dall'ombra degli alberi. Noi, tuttavia, facciamo l'impietoso conto alla rovescia dei chilometri che ci separano dalle fonti di Fanebas, tanto che ho smesso di scattare foto e di segnare waypoint sulla traccia.
L'arrivo a Riu Gutturu Mannu ha un che di tragicomico, da lontano ci sembra di aver raggiunto la carrareccia e quindi di poter camminare in tranquillità fino all'arrivo, poi ci accorgiamo che non è strada ma letto da guadare per iniziare tratti di salita sul versante opposto. Ridiamo e ci compiangiamo. Arrivati a Porcili Mannu non troviamo acqua corrente ma riempiamo una borraccia da una pozza filtrando come possibile per avere una riserva d'emergenza.
Anche l'ultimo tratto dell'anello su Riu Gutturu Mannu è spettacolare, soprattutto quando la portata d'acqua rende vivo il torrente, non abbiamo potuto goderne in quest'occasione ma sicuramente non sarà l'ultima visita. Arriviamo stremati alla fontana di Fanebas , fortunatamente anche ad agosto un rivolo d'acqua ci consente di riempire le borracce.
In conclusione, dovendo dare alcuni consigli a chi voglia seguire la traccia, occorre specificare che si tratta di un percorso lungo e impegnativo, i professionisti del trekking potrebbero anche percorrerlo in giornata assicurandosi ti partire presto, tuttavia il suggerimento è quello di dedicargli due giorni prendendosi del tempo per esplorare nei pressi della vetta. Non fatevi ingannare dal chilometraggio perché la parte alta è abbastanza impegnativa e richiede tempo. Chi volesse tagliare in parte il percorso in salita può prendere uno dei sentieri che partono in prossimità di Arcu Perdu Secci in direzione ovest e non passano per Su Suergiu.
L'esperienza è sempre positiva quando un'uscita si conclude bene, pertanto rifarei sicuramente lo stesso giro, magari nell'economia dello zaino sostituirei le bracioline di maiale con un litro d'acqua in più.
Waypoint

Partenza
Abbiamo parcheggiato nei pressi della sterrata provinciale ma si può proseguire fino a Fanebas

crocevia vicino al nostro campo
partono da qui: - il tratto a bastone per la vetta (direzione ovest) - il sentiero per il rientro (verso sud)

Pendenze in discesa
NB: da questo punto in poi non ho registrato waypoint a causa stanchezza e necessità di prestare attenzione ai miei passi
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