CERRO ( Quercus cerris) punto 3
Bosco mesofilo La Cerretina
DESCRIZIONE
Altezza: può raggiungere 30-35m.
Forma: albero a foglia caduca, con chioma espansa in boschi maturi.
Corteccia: Il cerro ha un tronco con corteccia grigio-brunastra con profonde solcature rossicce (il felloderma si rende infatti visibile).
Gemme: piccole, embricate, pubescenti, che alla base portano delle stipole lineari, bruno-rossastre, subulate, tomentose e persistenti.
Foglie: tardivamente caduche, alterne, eterogenee morfologicamente, ma in generale hanno forma obovato-oblunga, pinnatifide, lobato-dentate a 7-9 paia, picciolo evidente lungo fino a 2,5 cm,.
Fiori: piccoli senza petali, maschili e femminili riuniti in infiorescenze separate.
Frutti: ghiande di circa 2,5 cm di lunghezza, caratteristiche per il "cappuccio" che le copre parzialmente ricoperto di una sorta di grossolana peluria riccioluta, di colore giallino chiaro, di cui sono rivestite anche le gemme. La propagazione avviene tramite ghiande la cui maturazione fisiologica (sulla pianta) si completa in due anni.
ECOLOGIA: forma boschi misti di latifoglie decidue, con sottobosco soprattutto di numerose erbacee che hanno necessità di luce durante l’inverno.
L’areale di Q. cerris si estende in Europa meridionale. In Italia è raro in pianura, mentre è molto frequente negli Appennini soprattutto nelle regioni centro-meridionali, dal piano sub-montano a quello sub-mediterraneo, mentre è assente in. La gran parte dei querceti collinari e montani dell'Appennino Settentrionale e Centrale sono cerrete.Il clima freddo dell'arco alpino impedisce la presenza del cerro, tipico dei boschi submediterranei, raramente nella fascia mediterranea.
FRASSINO MERIDIONALE O, Frassino oxifillo punto 2-11
(Fraxinus angustiflolia subsp oxycarpa)
Albero deciduo, alto fino a 15 metri o più, ma inferiore al frassino comune (Fraxinus excelsior)che arriva fino a 25 metri. Le foglie sono imparipennate lunghe fino a 25 cm, composte da 7-13 foglioline lunghe ciascuna 7,5 cm, con margine dentellato. I fiori sono piccoli, verde violacei, in grappoli, con fioritura invernale da novembre a gennaio. I frutti sono samare alate, lanceolate, in grappoli penduli che rimangono sulla pianta per tutto l’anno, disperdendosi nella primavera successiva. Si ritrova nei boschi umidi planiziali di latifoglie decidue.
Viene distinto dal Frassino comune per alcune particolarità, difficili da verificare perché non sempre nette: le gemme sono di solito verde-brunastre anziché nere, il numero dei dentelli delle foglie è generalmente uguale a quello delle nervature secondarie, anziché con un numero superiore o doppio ed inoltre i dentelli delle foglie sono rivolti più verso la base anziché verso l’apice. Su questi caratteri però si può fare poca affidabilità per la forte variabilità che si può riscontrare.PERIPLOCA GRECA punto 1 e 11
(Periploca graeca)
Liana legnosa con fusti volubili che si avvolgono strettamente agli alberi ed arbusti.
Caratteristica dei boschi planiziali o ripariali umidi, presente in Toscana nella fascia costiera da Viareggio fino alla provincia di Livorno che rappresenta il limite meridionale della regione. All’interno è stata ritrovata in un bosco planiziale della Magia (Quarrata) e sul Monteferrato. Comune sulle prime propaggini a Nord dei Monti Livornesi (lungo la prima parte di questo sentiero) e sui versanti occidentali alla foce dei corsi d’acqua, mentre è rara al di sopra di una certa altitudine sempre presso sorgenti o corsi d’acqua. Nella provincia si trova sempre più rara fino alla sua scomparsa prima di Cecina. Rappresenta un relitto terziario di origine pontica di notevole interesse geobotanico di una antica vegetazione scomparsa.
Presenta foglie ellittiche od ovate, arrotondate alla base, con fiori caratteristici, purpurei e frutti caratteristici (follicoli) che somigliano a sottili baccelli con le valve aperte ed unite alla sommità.ORNIELLO punto 6
(Fraxinus ornus)
L’Orniello è un albero caducifoglio, specie termofila e xerofila che preferisce suoli poco evoluti derivati prevalentemente da rocce carbonatiche o da serpentini. Si trova in varie associazioni boschive di latifoglie dove spesso rappresenta in una delle essenze arboree più rappresentative e costitutive del bosco. Nella lecceta e nelle macchie di latifoglie sempreverdi si trova abbondante a quote maggiori, sui versanti più freschi o lungo i corsi d’acqua. La fioritura, contemporanea alla fogliazione, avviene tra aprile e maggio. L’abbondante fioritura primaverile con la successiva vegetazione verde chiaro si manifesta in contrasto con essenze sempreverdi come il leccio. I fiori piccoli e biancastri con petali lineari sono riuniti in pannocchie apicali erette. Le samare in densi grappoli penduli, rappresentano i frutti che sono di forma ellittica allungata, spatolata, alata, dilatata nel terzo anteriore (10-15x 4-5 mm), con un seme bruno lucido (achenio).
VEGETAZIONE PLANIZIALE punto 5
I Monti Livornesi degradano a Nord-Est verso le pianure alluvionali che attraverso Stagno raggiungevano Coltano e Pisa. Questo territorio tra Livorno e Pisa era occupato anticamente da paludi e boschi planiziali periodicamente allagati. Sul margine a Nord della Cerretina, nei pressi dell’inizio del nostro sentiero, possiamo individuare piccoli residui di una vegetazione planiziale ormai scomparsa. Questo tipo di vegetazione è rappresentata da essenze arboree rare, per la vegetazione delle nostre colline, come la farnia (Quercus robur subsp robur) ed il carpino bianco (Carpinus betulus) che esigono una falda freatica superficiale in terreni profondi e ricchi di humus.
CORBEZZOLO Arbutus unedo L. punto 7
Albatro, Albarello, Arbuto
Arbusto o piccolo albero alto fino a 10 metri con fogliame sempreverde e denso di un verde scuro, con la corteccia riconoscibile per il colore rossastro caratteristico e per come si sfalda in sottili placche allungate longitudinalmente. Caratteristico della vegetazione Mediterranea qui si trova al limite del bosco di querce con buona esposizione al sole.
Foglie sparse sui rametti, lucenti, 4-11 cm di lunghezza, oblungo-lanceolate, generalmente con margine seghettato; la consistenza è coriacea con numerose nervature prominenti sulla pagina inferiore; il picciolo è rosastro e peloso.
Fiori che appaiono, numerosi riuniti in gruppi, in autunno-inverno all’apice dei rami nuovi sviluppati in primavera.
Frutti, tipo bacca, carnosi, di forma più o meno tondeggiante e superficie tubercolata, con un diametro di 2 cm, inizialmente gialli e poi di un rosso intenso alla maturazione che avviene in autunno, un anno dopo la fioritura, alla base del ramo con foglie e fiori.
La buona esposizione di questa pianta anche durante l’inverno garantisce ai frutti la loro allegagione e sviluppo che comincia già dai primi mesi invernali. Durante l’estate fino all’autunno il problema può essere la troppa siccità che ritarda lo sviluppo dei fiori e la completa maturazione dei frutti.
IL BOSCO CEDUO punto 3-6-9
Un ceduo è il risultato di una delle (varie possibili) forme di coltivazione del bosco, conosciuta da millenni dall'uomo, e che si basa su una caratteristicha tipica di molte latifoglie: quella di "ricacciare" (cioè creare nuovi fusti dalla ceppaia) dopo il taglio del tronco principale. Realizzato con le giuste modalità, e nei luoghi idonei, il ceduo permette ai boschi di rigenerarsi molto rapidamente (es: 10 anni per avere piante nuovamente alte oltre 10 metri). Questa pratica ha molti difetti, ma forse è un possibile compromesso per poter mantenere un patrimonio boschivo che ha una funzione ecologica vista anche come forma di energia rinnovabile non di origine fossile. Ci sono opinioni opposte tra chi pensa che il taglio controllato del bosco sia paragonabile a un “disboscamento” o a una “deforestazione”, con impatto ambientale non sostenibile irreversibile e chi invece sostiene che senza l’intervento di manutenzione e taglio il bosco finisca di vivere. Certamente dopo un taglio l’ambiente viene trasformato, modificando il paesaggio, diminuendo la sua complessità di relazioni ecologiche, diminuendo la biodiversità generale, con perdita di CO2 e con la presenza di alberi sempre giovani senza cavità e parti morte indispensabili per molti organismi. Se non è possibili mantenere in ogni caso boschi allo stato naturale di climax possiamo arrivare a una gestione più naturalistica che tenga conto, non solo del loro sfruttamento, ma anche delle esigenze di tutti i suoi abitanti e delle loro relazioni utili a mantenerlo efficiente e in salute.
OLMO CAMPESTRE punto 11
(Ulmus minor)
L’Olmo campestre è un albero che si ritrova spontaneamente nei boschi di latifoglie decidue freschi su terreni alluvionali e profondi, pianeggianti, con acqua stagnante e lungo i corsi d’acqua anche in boschi mediterranei di latifoglie sempreverdi.
La fioritura avviene normalmente già dal mese di Febbraio anche se si nota poco sui rami sempre spogli dell’anno precedente. I fiori, piccoli, ermafroditi, di colore rossastro, sono riuniti in fascetti laterali sui rami. Poco dopo, fino ad Aprile prima delle foglie, appaiono le ampie samare alate, che rappresentano il frutto, di colore verde chiaro, poi giallo e bruno a maturità che fanno apparire vistose macchie di colore nel bosco ancora spoglio o con il verde cupo delle essenze mediterranee come il leccio.
La samara come tipo di frutto è una noce alata, ovato-oblunga, attenuata alla base, smarginata all’apice, glabra con seme eccentrico, spostato in alto.
Le giovani samare non ancora mature, un tempo, venivano consumate in insalata ed i bambini delle campagne le chiamavano pane di maggiolino e le sgranocchiavano andando a scuola.
VEGETAZIONE RIPARIALE punto 11-12 (2)
Lungo i corsi d’acqua, che sulle nostre colline sono normalmente stagionali, è possibile osservare una vegetazione forestale a dominanza di specie decidue i cosiddetti boschi ripariali. Queste formazioni si differenziano fortemente, anche dal punto di vista cromatico, sui versanti più asciutti dei Monti Livornesi dove domina la lecceta o la macchia di essenze sclerofille sempreverdi.
Nel caso del fosso di valle Lunga, lungo le pendici orientali dei primi rilievi a nord, le essenze individuate sono principalmente: frassino di palude (Fraxinus angustiflolia subsp oxycarpa), Olmo campestre (Ulmus minor) salici (Salix alba, Salix purpurea), carpino nero ( ostrya carpinifolia) pioppi (Populus alba, Populus nigra). Raramente in Italia, ma abbondante nel territorio livornese a N-E, ma rara sui rilievi dei Monti Livornesi è la liana Periploca graeca che si intreccia sulle essenze arboree sopra citate. La vegetazione arborea osservata nei pressi del fosso è rappresentata da querce decidue (Quercus cerris, Quercus petraea, Quercus pubescens) dall’orniello (Fraxinus ornus) e raramente dal leccio.
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