Verderio Superiore
vicino a Verderio Superiore, Lombardia (Italia)
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Foto del percorso



Descrizione dell'itinerario
I sonetti del Burchiello
LX
Limatura di corna di lumaca,
vento di fabbro, d’organo e di rosta,
perché mosca giamai non vi s’accosta
mette mastro Marian nell’utrïaca. 4
O Roma fresca, quando il manto vaca
faresti bene a metterlo in composta
e fare al Culiseo una sopposta
di pastural, non pur di pastinaca. 8
Nebrotto fe’ la torre di Babello
per ghuardare l’oche dal falcon celesto
che di state non porta mai cappello. 11
E se tu non intendi questo testo,
gìttati nelle braccia a Mongibello
come chi dorme e sogna d’esser desto. 14
E truovo nel Digesto
che chiocciole, testuggine né granchi
mai si conoscono quando sono stanchi. 17
Il nobil cavalier messer Marino,
questi sei mesi podestà passato
dal magno Re Alfonso electionato,
e’ par venuto d’India un babbuino. 4
In Città, in Camollia, in san Martino
un capo di castron non ha lassato,
e ’l cavolo c’è per lui sì rincarato
che non se ne dà più per un quattrino. 8
Cavoli marci in tutto questo ufitio
hanno mangiato conditi in dì neri,
col cuffion del notaio del malifitio. 11
E quel palazo è pien di cimiteri
con tanti testi ’ quali al dì giuditio
‘be be’ belando torneranno interi. 14
E birri e ’ cavalieri,
lui, el colletterale e l’assessore
risuciteran tutti a quel romore 17
in un tino di savore,
siché, Signori, dè dategli il pennone
dipinto a corna e capi di castrone. 20
Sonecto mandato al padre et (al)la madre.
Mille salute a mona Antonia e Nanni
e di’ ch’i’ mi consumo di vederli
e voi due cui fe’ Cristo ad sé venirli
per vestir santa Chiesa di suo panni. 4
Mandami, Pagol, quel degli Alamanni,
che ’l mio farsetto è da chiamare smerli:
da’ lacci e dagli ucchielli è facto a merli,
fa il dì alle stringhe e ’ botton mille inganni. 8
Avisera’mi se la mie cognata
ha ancora lavato il capo a don Baccello:
se non, è me’ ch’aspetti la brinata, 11
ché versandosi l’olio d’un otrello
sel bee la state il palco, e la vernata
nol trarresti de’ fessi col coltello. 14
Torniamo al giubberello,
che vedendolo e birri e Fallalbacchio
fuggirien come nibbio spaventacchio. 17
E’ non vale un pistacchio:
se fussi a’ birri come al diavol croce,
varre’ un tesoro a chiunque sta in sul noce. 20
Magnifici e potenti Signor miei
e venerabili ordini e clementi,
savi e discreti consiglier prudenti,
comune e popol, miserere mei. 4
Quel pio Signor che ’mpera e cieli e ’ dei,
abisso terra corpi et elementi,
dia a voi et a’ vostri discendenti
pace co’ buoni e vittoria co’ rei. 8
Vinse in mare il gran duca italïano
conti, duchi, signor, principi e re,
prigion poi nel suo ricco e bel Milano, 11
né mai tal rotta a’ suoi nimici diè
Cesare o Anibal o l’Affricano:
poi liberi il magnanimo li fè. 14
Voi preso avendo me
a suo comperation gratia vi chiedo
perché alla vostra et alla sua fe’ credo. 17
Dalle bufole all’oche ha gran divario
chi già a rovescio non si mette gli occhi,
Papi de’ Pulci che molto balocchi:
costà a Fondi ti chiaman pel contrario. 4
Però a chiarir l’error m’è necessario
che ’l nome tuo è Papi de’ Pidocchi,
che rimembrando mi par ch’e’ mi tocchi
la brutta febbre, e vienmene il sudario, 8
l’aspre e bige lenzuola ov’io giacevo
sgorbiate tutte a ben mille colori,
dipinte a razi di più e men rilievo. 11
Molti animal manier, nidiaci e sori
in su mie spalli notte e dì pascevo,
né mai vidi maggior manicatori: 14
i fieri uccellatori
ch’al primo volo giungono ogni preda,
sì che ’l conte di Fondi resta reda. 17
Dimmi, Albizotto, dopo le salute,
per che cagione, come il mellone è nato
si volge indrieto, e poi per qual peccato
le zucche grosse nascono scrignute. 4
Ancor mi di’ per che cagion ci pute
l’acqua del mare, essend’egli insalato,
ché veramente, s’io non sono errato,
natura manca qui di suo virtute. 8
E più l’animo mio forte sospetta
onde han tanta arroganza e pipistrelli
d’andar la notte fuor sanza bulletta; 11
e se a mezo gennaio e fegatelli
volessino ire al bagno alla Porretta,
se si disdice andandovi in guarnelli. 14
Il tuo Antonio Martelli
m’ha comandato questo, et io ti priego
che di risposta non mi facci niego. 17
Non è tanti babbion nel mantovano,
né salci né ranocchi in ferrarese,
né tante barbe in Ungheria paese,
né tanta poveraglia è in Milano; 4
né più superbia hanno i Franciosi invano,
né più sententie in Dante non intese,
né più pedanti stanno per le spese,
né tanto sangue mangia un Catelano. 8
Né tante bestie vanno a una fiera,
né più quartucci d’acqua è in Fonte Gaio,
né ne’ Servi miracoli di cera; 11
né più denti si guasta un calzolaio,
né in più occhi è sparsa una panziera,
né tante forche merita un mugnaio; 14
né tanti sgorbi fa l’anno un notaio,
né non è in Arno tanti pesciolini,
quant’è in Vinegia zazere e camini. 17
Se Dio ti guardi, Andrea, un’altra volta
dalle mani del bastardo che ti prese
col tuo cognato là in Valentinese
per settecento senza la rivolta. 4
Iscrivimi se Luc[c]a ha dato volta
o se vi tengon pur le tende tese,
e se costà nel nostro bel paese
Antropos ha ancor fatto la ricolta. 8
Questo fa’ per tue lettere, ch’i’ ’l sappi
et cetera di piombo, ch’io dilibero
non mi trovare nel traspallare a Cappi. 11
I’ cerco da Baruccio farmi libero,
e non truovo cappuccio che mi cappi,
non mi volendo cancellare el libero. 14
Et io pur lo dilibero,
et e’ mi fa arar Mugnone scalzo,
siché non mi aspettare al primo balzo. 17
diterminati; maperche tirate le linee dalla fomma abfide , è neceffario , che ?iri=
ringano al centro, fi come fanno i raggi nelle ruote : il medefimo moto quan=
do fi fente maggiore, & quando minore per la uicinità del centro . Ecci un'altra
Cagione delle loro altitudini,perche hanno le abfidi altißime dal loro centro in altri
Segni . Saturno nel uentefimo grado di libra , Gioue ne quindici di Cancro, Mar
?te ne uent'otto di Capricorno , il Sole ne' uenti nuoue d'Ariete , Venere ne'fedici
di Pesce , Mercurio ne' quindici di Vergine, & la Luna ne' quattro di Tauro . La
terzaragione delle altitudini s'intende per la mifuradel ciclo , & non del circulo
perche gliocchigiudicano quegli ofalire , o di?cendere per la profondità dell'acre.
Aquesta è congiunta la caufa delle latitudini , e della obliquità del Zodiaco .
Per quefto caminano le stelle , che Noi chiamammo erranti . Ne altra parte della Nol hoggi
terrae habitata fuor di quella , che è fottoposta a effo . Il restofotto i poli è in- tia di Dio, e
culto , & dishabitato . Solamente la stella di Venere lo trapaffà di due gradi . felicita del
Laqual cofa è cagione , che alcuni animali na?cano nelle parti deferte del mondo . ftiano, non
La luna anchora camina per tutta la latitudine del Zodiaco : maperò nonlapa??a
punto . Et dopo quefti la stella di Mercurio , piu che l'altre prende della latitu= del teftimo
dine del Zodiaco , in modo però , chede dodici gradi , ( perche tanti fon quegli tichiintorno
della fua latitudine ) non ne trapaffa piu che otto , ne ancho quefti egualmente ; la perra
perche al mezo diquello due , & difopra quattro , & di ?otto due . Il Sol dipoi la habitata,
ne uaper lo mezo , inequale fra i due gradi , a gui?a di ?erpente torto : la stella
di Martetiene i quattro del mezo : Gioue quel di mezo , & due fopra quello : piu la
Saturno due , come il Sole . Et quefta è la ragione delle latitudini de' pianeti , o ne i Poeti ,
quando difcendono a mezo giorno , o quando falgono a tramontana . Moltifono je , ne Tolo meo hanno Stati , iquali hanno falfamente creduto , per questa ftare quella terza di quegli, faputo cono
che dalla terra uanno al cielo , &parimente anchora ?alir quella : iquali accioche feere.
fien riprouati, ci bifogna aprire una gran fottilità , laquale abbraccia tutte le gia
dette caufe . Bifogna , che le stelle nel tramontar della fera fieno uicine alla terra
&di latitudine , & d'altitudine ; & che i na?cimenti mattutini fi facciano nel
principio dicia?cuna ; &le stationi in mezo gli articoli delle latitudini , che fi
chiamano Ecliptici . Perciò chiara cofa è , che'l moto s'accrefce , mentre ch'elle Moto quan
fon uicine alla terra ; & ch'egli fcemi , quando ne uanno in alto . Laqual ragio=
ne per le?ublimità della luna molto s'approua . E' non è dubbio anchora , che ne
na?cimenti mattutini il numero s'accrefce , & che dalle prime stationi le tre ?u=
periori fcemano fino alle feconde stationi . Lequai cofe effendo in quefto modo,
faràmanifeftodalnafcimento mattutino falir le latitudini , perche in quel primo
andamento cominciano adagio ad aggiugnerfi i moti ; & nelle stationi prime , er
altitudini tendere in fu; perche allhora i numeri cominciano afcemarfi, le stelle
aretrogradare. Dellaqual cofa priuatamente s'ha da rendere la ragione . Le Stelle percoffe nella parte , c'habbiamo detta , & dal raggio triangolare del fole ,
non poffono fare il corfo retto , & dalla focofa forza del fole fono leuate in al
to . Etquesto non si puo fubito comprendere dalla ui?ta no?tra ; &perciò crez
de il creder, diamo , ch'elle stieno ferme di qui uiene quefto nome statione . La uiolentia
fiano terme poidi quefto raggio paffainnanzi, e'l uapore percotendole le coftrigne a ire adie
Onde proce
che le ftelle
tro . Et ciò molto piu auuiene nel loro nafcimento uefpertino , hauendo tutto il
fole oppofto , quando elle fono fpinte nelle fommità delle abfidi , & nonfi ueggo
nopunto , perche altißimamente ?ono di?co?te , & uanno con pochißimo moto ,
&tanto minore , quando ciò auuiene ne gli altißimi ?egni delle abfidi . Nel naz
fcimento uefpertino fi difcende la latitudine , fcemandofi gia il moto piu adagio ,
manondimeno cre?cendo innanzi le ?econde stationi ; quando ancho fifcende l'al
titudine, fopragiugnendo dall'altro lato il raggio; & per la medefimaforza fono
di nuouo fpinti a terra , laquale gli alzò al cielo dal primo trino . Tanta diffe=
rentia c'è , che i raggi uengano difotto , o di?opra . Et molto piu que?to auuiene
nel tramontare della fera . Et questa è la ragione delle stellefuperiori , molto piu
difficile è quella dell'altre , & da niuno innanzi a me stata affegnata .
Cofe uniuerfali de' Pianeti . Cap . XVII. Stella di Ve nere , & di Mercurio
quanto, &
P
>dal Sole .
RIMA dunque è da dire, quale è la cagione, ch'effendo diuerfe stelle, la stella
di Venere non fi difcofta mai dal Sole piu di quaranta?ei gradi ; Mercurio
perche fia . uenti tre , & fpeffe uolte di qua da quefti gradi ritornano al Sole . L'uno er
no lontane l'altro pianeta ha le fue abfidi riuolte , fi come quegli , che ?ono pofti fotto il
Sole ; & tanto de lor circuli è di fotto , quanto di gia detti è di?opra : & perciò
non po??ono e??er piu di?co?to, perche per ri?petto della piegatura delle abfidi,qui
ui non hannomaggior longitudine . Ambidue dunque per fimil ragione statui=
fcono il modo, e i margini delle loro abfidi , & compenfano gli fpacij della longi=
tudine con le latitudini . Ma perche non giungono eßi ?empre l'uno a' gradi qua=
ratantafei , l'altro a uentitre ? Anzi ui giungono eßi . Ma la ragione inganna
coloro che fanno le regole d'aftronomia . Percioche fi uede , che ancho le abfidi
loro fi muouono , perche non pa??ano mai il Sole . Quando dunque in e??a parte
caggiono le fue estremità dall'uno, o dall'altro lato , allhora fi conofce , che le
Stellegiungono a lunghißimi loro interualli , benche fieno di qua dalle eftremità
altrettantigradi , allhora fi crede , che ritornino piu ratto adietro ; percioche
quella è fempre la maggiore estremità dell'uno & dell'altro . Di qui s'intende an
chora la ragione de moti effer riuolta . Perche i fuperiori ?ono piu uelocemente
portatinel tramontar della fera , doue que?ti uanno molto piu tardi : quegli?ono
altißimamente di?co?to dalla terra , quando tardißimamente ?i muouono , que?ti
quando uelocißimamente . Perche fi come in quegli la uicinità del centro affret=
ta,e cofi in quefti la estremità del circulo . Quegli dal nascimento mattutino inco
minciano. minciano a fcemtre la prestezza : & quefti a crefcerla . Quegli fono retrogradi
dalla statione della mattina fino a quella della fera : & Venere dalla ferafino alla
mattina. Comincia poi dal na?cimento mattutino a falire la latitudine , e afalire
l'altitudine , e afeguitare il fole dalla station mattutina , e??endo uelocißima , e
altißima nel tramontare della mattina . Comincia partir?i dalla latitudine, e a?ce=
mare il moto dal nafcimento mattutino ; e a retrogradare , e a partire dall'altitu=
dine da queldella fera . Mercurio nell'uno & l'altro modo comincia a falire dal
na?cimento mattutino , e a partir?i dalla latitudine da quel della fera : &hauendo
raggiunto il Sole appre??o a quindici gradi , fi ferma quafi immobile per quattro
giorni . Scende poi dall'altitudine , & retrograda dal tramontar della fera fino
alnafcimento della mattina . Et que?ta , &la luna ?cendono altrettanti giorni ,
quanto fon falite . Venere faglie quindici giorni , & piu . Saturno , & Gioue turno , Gir
fcendono il doppiopiu . Marte quattro uoltepiu . Tanta è la uarietà della na ue, & Mar
tura, ma la ragione è chiara : perche quegli che uanno contra il uapor del Sole , falgono , &
con difficultà fcendono . Molte cofe anchora fi poffon dire in materia di que menti
fti fecreti leggi della natura , allequali effa ferue . Come per cagion d'efem=
pio. La stella di Marte , il cui corfo poco fi puo offeruare , non farà mai sta
tione , quando Gioue è d'aspetto trino , & molto di rado , effendo quello diftante
da lui feffantagradi ; ilqual numero fa le forme del mondo feffangulari . Ne in
fieme nafcono ,fenon folamente in due fegni , cioè Cancro , & Leone . Mercu
rio fa dirado i nafcimenti uefpertini nella fera , & fpeßißime uolte in Vergine ;
in Libra i mattutini . Imattutini in Acquario , & rarißimi in Leone . Non fi
fa mai retrogrado ne in Tauro , ne in Gemini ; ma in Cancro fenon di là da uenti
cinquegradi. La Luna non fa due uolte mai la congiuntione col Sole in neffuno
altro fegno fuor che in Gemini : & non auuien mai , che in ogni fegno non fi
congiunga ,fenon in Sagittario . Non fi uede ella mai in un medefimo dì , o in
una medefima nottein alcuno altrofegno, che in Ariete : &quefto anchora è?tato
ueduto dapochi: & di qui nacque il motto del ueder di Linceo . Stanno afcofi Quanto que fti pianeti
Saturno, & Marte al piu centofettantagiorni : Gioue trenta fei , o almeno uenti ftiano a?cof
fei : Venere feffanta nuoue , & quando meno cinquantadue : Mercurio tredici ,
quando piu dicefette .
Che cofa mutail color de' Pianeti . Cap. XVIII.
A uarietà delle altitudini cambia il color de' pianeti , percioch'eßi pigliano
sembianza
quali
?del corfo d'un'altro pianeta tigne quegli da qualunque parte s'accoftino a effo . Il
freddo gli moftra pallidi : l'ardente roßi : il uentofofcuri, & fpauentofi . Il Sole,
le commeffure de le abfidi , & gli e?tremi baßi circuiti gli mo?trano o?curi .
Ciafcunpianeta ha ilfuo colore. Saturno è bianco : Gioue chiaro : Marte focofo : planes .
LX
Limatura di corna di lumaca,
vento di fabbro, d’organo e di rosta,
perché mosca giamai non vi s’accosta
mette mastro Marian nell’utrïaca. 4
O Roma fresca, quando il manto vaca
faresti bene a metterlo in composta
e fare al Culiseo una sopposta
di pastural, non pur di pastinaca. 8
Nebrotto fe’ la torre di Babello
per ghuardare l’oche dal falcon celesto
che di state non porta mai cappello. 11
E se tu non intendi questo testo,
gìttati nelle braccia a Mongibello
come chi dorme e sogna d’esser desto. 14
E truovo nel Digesto
che chiocciole, testuggine né granchi
mai si conoscono quando sono stanchi. 17
Il nobil cavalier messer Marino,
questi sei mesi podestà passato
dal magno Re Alfonso electionato,
e’ par venuto d’India un babbuino. 4
In Città, in Camollia, in san Martino
un capo di castron non ha lassato,
e ’l cavolo c’è per lui sì rincarato
che non se ne dà più per un quattrino. 8
Cavoli marci in tutto questo ufitio
hanno mangiato conditi in dì neri,
col cuffion del notaio del malifitio. 11
E quel palazo è pien di cimiteri
con tanti testi ’ quali al dì giuditio
‘be be’ belando torneranno interi. 14
E birri e ’ cavalieri,
lui, el colletterale e l’assessore
risuciteran tutti a quel romore 17
in un tino di savore,
siché, Signori, dè dategli il pennone
dipinto a corna e capi di castrone. 20
Sonecto mandato al padre et (al)la madre.
Mille salute a mona Antonia e Nanni
e di’ ch’i’ mi consumo di vederli
e voi due cui fe’ Cristo ad sé venirli
per vestir santa Chiesa di suo panni. 4
Mandami, Pagol, quel degli Alamanni,
che ’l mio farsetto è da chiamare smerli:
da’ lacci e dagli ucchielli è facto a merli,
fa il dì alle stringhe e ’ botton mille inganni. 8
Avisera’mi se la mie cognata
ha ancora lavato il capo a don Baccello:
se non, è me’ ch’aspetti la brinata, 11
ché versandosi l’olio d’un otrello
sel bee la state il palco, e la vernata
nol trarresti de’ fessi col coltello. 14
Torniamo al giubberello,
che vedendolo e birri e Fallalbacchio
fuggirien come nibbio spaventacchio. 17
E’ non vale un pistacchio:
se fussi a’ birri come al diavol croce,
varre’ un tesoro a chiunque sta in sul noce. 20
Magnifici e potenti Signor miei
e venerabili ordini e clementi,
savi e discreti consiglier prudenti,
comune e popol, miserere mei. 4
Quel pio Signor che ’mpera e cieli e ’ dei,
abisso terra corpi et elementi,
dia a voi et a’ vostri discendenti
pace co’ buoni e vittoria co’ rei. 8
Vinse in mare il gran duca italïano
conti, duchi, signor, principi e re,
prigion poi nel suo ricco e bel Milano, 11
né mai tal rotta a’ suoi nimici diè
Cesare o Anibal o l’Affricano:
poi liberi il magnanimo li fè. 14
Voi preso avendo me
a suo comperation gratia vi chiedo
perché alla vostra et alla sua fe’ credo. 17
Dalle bufole all’oche ha gran divario
chi già a rovescio non si mette gli occhi,
Papi de’ Pulci che molto balocchi:
costà a Fondi ti chiaman pel contrario. 4
Però a chiarir l’error m’è necessario
che ’l nome tuo è Papi de’ Pidocchi,
che rimembrando mi par ch’e’ mi tocchi
la brutta febbre, e vienmene il sudario, 8
l’aspre e bige lenzuola ov’io giacevo
sgorbiate tutte a ben mille colori,
dipinte a razi di più e men rilievo. 11
Molti animal manier, nidiaci e sori
in su mie spalli notte e dì pascevo,
né mai vidi maggior manicatori: 14
i fieri uccellatori
ch’al primo volo giungono ogni preda,
sì che ’l conte di Fondi resta reda. 17
Dimmi, Albizotto, dopo le salute,
per che cagione, come il mellone è nato
si volge indrieto, e poi per qual peccato
le zucche grosse nascono scrignute. 4
Ancor mi di’ per che cagion ci pute
l’acqua del mare, essend’egli insalato,
ché veramente, s’io non sono errato,
natura manca qui di suo virtute. 8
E più l’animo mio forte sospetta
onde han tanta arroganza e pipistrelli
d’andar la notte fuor sanza bulletta; 11
e se a mezo gennaio e fegatelli
volessino ire al bagno alla Porretta,
se si disdice andandovi in guarnelli. 14
Il tuo Antonio Martelli
m’ha comandato questo, et io ti priego
che di risposta non mi facci niego. 17
Non è tanti babbion nel mantovano,
né salci né ranocchi in ferrarese,
né tante barbe in Ungheria paese,
né tanta poveraglia è in Milano; 4
né più superbia hanno i Franciosi invano,
né più sententie in Dante non intese,
né più pedanti stanno per le spese,
né tanto sangue mangia un Catelano. 8
Né tante bestie vanno a una fiera,
né più quartucci d’acqua è in Fonte Gaio,
né ne’ Servi miracoli di cera; 11
né più denti si guasta un calzolaio,
né in più occhi è sparsa una panziera,
né tante forche merita un mugnaio; 14
né tanti sgorbi fa l’anno un notaio,
né non è in Arno tanti pesciolini,
quant’è in Vinegia zazere e camini. 17
Se Dio ti guardi, Andrea, un’altra volta
dalle mani del bastardo che ti prese
col tuo cognato là in Valentinese
per settecento senza la rivolta. 4
Iscrivimi se Luc[c]a ha dato volta
o se vi tengon pur le tende tese,
e se costà nel nostro bel paese
Antropos ha ancor fatto la ricolta. 8
Questo fa’ per tue lettere, ch’i’ ’l sappi
et cetera di piombo, ch’io dilibero
non mi trovare nel traspallare a Cappi. 11
I’ cerco da Baruccio farmi libero,
e non truovo cappuccio che mi cappi,
non mi volendo cancellare el libero. 14
Et io pur lo dilibero,
et e’ mi fa arar Mugnone scalzo,
siché non mi aspettare al primo balzo. 17
diterminati; maperche tirate le linee dalla fomma abfide , è neceffario , che ?iri=
ringano al centro, fi come fanno i raggi nelle ruote : il medefimo moto quan=
do fi fente maggiore, & quando minore per la uicinità del centro . Ecci un'altra
Cagione delle loro altitudini,perche hanno le abfidi altißime dal loro centro in altri
Segni . Saturno nel uentefimo grado di libra , Gioue ne quindici di Cancro, Mar
?te ne uent'otto di Capricorno , il Sole ne' uenti nuoue d'Ariete , Venere ne'fedici
di Pesce , Mercurio ne' quindici di Vergine, & la Luna ne' quattro di Tauro . La
terzaragione delle altitudini s'intende per la mifuradel ciclo , & non del circulo
perche gliocchigiudicano quegli ofalire , o di?cendere per la profondità dell'acre.
Aquesta è congiunta la caufa delle latitudini , e della obliquità del Zodiaco .
Per quefto caminano le stelle , che Noi chiamammo erranti . Ne altra parte della Nol hoggi
terrae habitata fuor di quella , che è fottoposta a effo . Il restofotto i poli è in- tia di Dio, e
culto , & dishabitato . Solamente la stella di Venere lo trapaffà di due gradi . felicita del
Laqual cofa è cagione , che alcuni animali na?cano nelle parti deferte del mondo . ftiano, non
La luna anchora camina per tutta la latitudine del Zodiaco : maperò nonlapa??a
punto . Et dopo quefti la stella di Mercurio , piu che l'altre prende della latitu= del teftimo
dine del Zodiaco , in modo però , chede dodici gradi , ( perche tanti fon quegli tichiintorno
della fua latitudine ) non ne trapaffa piu che otto , ne ancho quefti egualmente ; la perra
perche al mezo diquello due , & difopra quattro , & di ?otto due . Il Sol dipoi la habitata,
ne uaper lo mezo , inequale fra i due gradi , a gui?a di ?erpente torto : la stella
di Martetiene i quattro del mezo : Gioue quel di mezo , & due fopra quello : piu la
Saturno due , come il Sole . Et quefta è la ragione delle latitudini de' pianeti , o ne i Poeti ,
quando difcendono a mezo giorno , o quando falgono a tramontana . Moltifono je , ne Tolo meo hanno Stati , iquali hanno falfamente creduto , per questa ftare quella terza di quegli, faputo cono
che dalla terra uanno al cielo , &parimente anchora ?alir quella : iquali accioche feere.
fien riprouati, ci bifogna aprire una gran fottilità , laquale abbraccia tutte le gia
dette caufe . Bifogna , che le stelle nel tramontar della fera fieno uicine alla terra
&di latitudine , & d'altitudine ; & che i na?cimenti mattutini fi facciano nel
principio dicia?cuna ; &le stationi in mezo gli articoli delle latitudini , che fi
chiamano Ecliptici . Perciò chiara cofa è , che'l moto s'accrefce , mentre ch'elle Moto quan
fon uicine alla terra ; & ch'egli fcemi , quando ne uanno in alto . Laqual ragio=
ne per le?ublimità della luna molto s'approua . E' non è dubbio anchora , che ne
na?cimenti mattutini il numero s'accrefce , & che dalle prime stationi le tre ?u=
periori fcemano fino alle feconde stationi . Lequai cofe effendo in quefto modo,
faràmanifeftodalnafcimento mattutino falir le latitudini , perche in quel primo
andamento cominciano adagio ad aggiugnerfi i moti ; & nelle stationi prime , er
altitudini tendere in fu; perche allhora i numeri cominciano afcemarfi, le stelle
aretrogradare. Dellaqual cofa priuatamente s'ha da rendere la ragione . Le Stelle percoffe nella parte , c'habbiamo detta , & dal raggio triangolare del fole ,
non poffono fare il corfo retto , & dalla focofa forza del fole fono leuate in al
to . Etquesto non si puo fubito comprendere dalla ui?ta no?tra ; &perciò crez
de il creder, diamo , ch'elle stieno ferme di qui uiene quefto nome statione . La uiolentia
fiano terme poidi quefto raggio paffainnanzi, e'l uapore percotendole le coftrigne a ire adie
Onde proce
che le ftelle
tro . Et ciò molto piu auuiene nel loro nafcimento uefpertino , hauendo tutto il
fole oppofto , quando elle fono fpinte nelle fommità delle abfidi , & nonfi ueggo
nopunto , perche altißimamente ?ono di?co?te , & uanno con pochißimo moto ,
&tanto minore , quando ciò auuiene ne gli altißimi ?egni delle abfidi . Nel naz
fcimento uefpertino fi difcende la latitudine , fcemandofi gia il moto piu adagio ,
manondimeno cre?cendo innanzi le ?econde stationi ; quando ancho fifcende l'al
titudine, fopragiugnendo dall'altro lato il raggio; & per la medefimaforza fono
di nuouo fpinti a terra , laquale gli alzò al cielo dal primo trino . Tanta diffe=
rentia c'è , che i raggi uengano difotto , o di?opra . Et molto piu que?to auuiene
nel tramontare della fera . Et questa è la ragione delle stellefuperiori , molto piu
difficile è quella dell'altre , & da niuno innanzi a me stata affegnata .
Cofe uniuerfali de' Pianeti . Cap . XVII. Stella di Ve nere , & di Mercurio
quanto, &
P
>dal Sole .
RIMA dunque è da dire, quale è la cagione, ch'effendo diuerfe stelle, la stella
di Venere non fi difcofta mai dal Sole piu di quaranta?ei gradi ; Mercurio
perche fia . uenti tre , & fpeffe uolte di qua da quefti gradi ritornano al Sole . L'uno er
no lontane l'altro pianeta ha le fue abfidi riuolte , fi come quegli , che ?ono pofti fotto il
Sole ; & tanto de lor circuli è di fotto , quanto di gia detti è di?opra : & perciò
non po??ono e??er piu di?co?to, perche per ri?petto della piegatura delle abfidi,qui
ui non hannomaggior longitudine . Ambidue dunque per fimil ragione statui=
fcono il modo, e i margini delle loro abfidi , & compenfano gli fpacij della longi=
tudine con le latitudini . Ma perche non giungono eßi ?empre l'uno a' gradi qua=
ratantafei , l'altro a uentitre ? Anzi ui giungono eßi . Ma la ragione inganna
coloro che fanno le regole d'aftronomia . Percioche fi uede , che ancho le abfidi
loro fi muouono , perche non pa??ano mai il Sole . Quando dunque in e??a parte
caggiono le fue estremità dall'uno, o dall'altro lato , allhora fi conofce , che le
Stellegiungono a lunghißimi loro interualli , benche fieno di qua dalle eftremità
altrettantigradi , allhora fi crede , che ritornino piu ratto adietro ; percioche
quella è fempre la maggiore estremità dell'uno & dell'altro . Di qui s'intende an
chora la ragione de moti effer riuolta . Perche i fuperiori ?ono piu uelocemente
portatinel tramontar della fera , doue que?ti uanno molto piu tardi : quegli?ono
altißimamente di?co?to dalla terra , quando tardißimamente ?i muouono , que?ti
quando uelocißimamente . Perche fi come in quegli la uicinità del centro affret=
ta,e cofi in quefti la estremità del circulo . Quegli dal nascimento mattutino inco
minciano. minciano a fcemtre la prestezza : & quefti a crefcerla . Quegli fono retrogradi
dalla statione della mattina fino a quella della fera : & Venere dalla ferafino alla
mattina. Comincia poi dal na?cimento mattutino a falire la latitudine , e afalire
l'altitudine , e afeguitare il fole dalla station mattutina , e??endo uelocißima , e
altißima nel tramontare della mattina . Comincia partir?i dalla latitudine, e a?ce=
mare il moto dal nafcimento mattutino ; e a retrogradare , e a partire dall'altitu=
dine da queldella fera . Mercurio nell'uno & l'altro modo comincia a falire dal
na?cimento mattutino , e a partir?i dalla latitudine da quel della fera : &hauendo
raggiunto il Sole appre??o a quindici gradi , fi ferma quafi immobile per quattro
giorni . Scende poi dall'altitudine , & retrograda dal tramontar della fera fino
alnafcimento della mattina . Et que?ta , &la luna ?cendono altrettanti giorni ,
quanto fon falite . Venere faglie quindici giorni , & piu . Saturno , & Gioue turno , Gir
fcendono il doppiopiu . Marte quattro uoltepiu . Tanta è la uarietà della na ue, & Mar
tura, ma la ragione è chiara : perche quegli che uanno contra il uapor del Sole , falgono , &
con difficultà fcendono . Molte cofe anchora fi poffon dire in materia di que menti
fti fecreti leggi della natura , allequali effa ferue . Come per cagion d'efem=
pio. La stella di Marte , il cui corfo poco fi puo offeruare , non farà mai sta
tione , quando Gioue è d'aspetto trino , & molto di rado , effendo quello diftante
da lui feffantagradi ; ilqual numero fa le forme del mondo feffangulari . Ne in
fieme nafcono ,fenon folamente in due fegni , cioè Cancro , & Leone . Mercu
rio fa dirado i nafcimenti uefpertini nella fera , & fpeßißime uolte in Vergine ;
in Libra i mattutini . Imattutini in Acquario , & rarißimi in Leone . Non fi
fa mai retrogrado ne in Tauro , ne in Gemini ; ma in Cancro fenon di là da uenti
cinquegradi. La Luna non fa due uolte mai la congiuntione col Sole in neffuno
altro fegno fuor che in Gemini : & non auuien mai , che in ogni fegno non fi
congiunga ,fenon in Sagittario . Non fi uede ella mai in un medefimo dì , o in
una medefima nottein alcuno altrofegno, che in Ariete : &quefto anchora è?tato
ueduto dapochi: & di qui nacque il motto del ueder di Linceo . Stanno afcofi Quanto que fti pianeti
Saturno, & Marte al piu centofettantagiorni : Gioue trenta fei , o almeno uenti ftiano a?cof
fei : Venere feffanta nuoue , & quando meno cinquantadue : Mercurio tredici ,
quando piu dicefette .
Che cofa mutail color de' Pianeti . Cap. XVIII.
A uarietà delle altitudini cambia il color de' pianeti , percioch'eßi pigliano
sembianza
quali
?del corfo d'un'altro pianeta tigne quegli da qualunque parte s'accoftino a effo . Il
freddo gli moftra pallidi : l'ardente roßi : il uentofofcuri, & fpauentofi . Il Sole,
le commeffure de le abfidi , & gli e?tremi baßi circuiti gli mo?trano o?curi .
Ciafcunpianeta ha ilfuo colore. Saturno è bianco : Gioue chiaro : Marte focofo : planes .
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