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Duraga

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Statistiche del percorso

Distanza
12,33 km
Dislivello positivo
214 m
Difficoltà tecnica
Medio
Dislivello negativo
214 m
Altitudine massima
340 m
TrailRank 
64
Altitudine minima
175 m
Tipo di percorso
Anello
Tempo in movimento
un'ora 23 minuti
Tempo
un'ora 57 minuti
Coordinate
1687
Caricato
28 agosto 2023
Registrato
agosto 2023
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vicino a Duraga, Lombardia (Italia)

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Descrizione dell'itinerario

Corsa/camminata tra il fiume Adda e il lago di Sartirana, con partenza dal parcheggio in località Respiro



CAPITOLO XLII

Dei mirabili poteri di certi veleni.

Ora narrerò di alcuni beneficii, affinché con il loro esempio sia preparata la
via a tutta questa considerazione. Tra questi è il sangue dei mestrui, capace di
far inacidire tutte le nuove produzioni. Così una vite su cui cada resta per
sempre infruttuosa, gli alberi piantati o innestati muoiono e le frutta seccano, i
germi bruciano nei giardini, gli specchi le lame dei rasoi e la purezza dell’avorio
si appannano, il ferro si arrugginisce. Il rame produce un veleno micidiale, i
cani si arrabbiano e prodigano morsi inguaribili, le api periscono, la tela
annerisce al bucato, le cavalle abortiscono, le asine non possono generare
durante tanti anni per quanti grani d’orzo guastati dal flusso abbiano mangiati,
la cenere delle stoffe su cui esso fu sparso fa cangiar colore alla porpora e
impallidire i fiori. Si dice anche che guarisca la quartana, impregnandone la
lana d’un ariete nero e collocandola entro un braccialetto di argento. Oltre la
quartana guariste la terzana, stropicciandone la pianta dei piedi del sofferente
e riuscendo ben più efficace se proviene da una donna che ignori d’avere le sue
regole. Combatte altresì l’epilessia e diluito in acqua o in qualche pozione,
immunizza della rabbia canina.
Una donna che abbia le sue regole che cammini nuda in un campo, farà
perire le tignuole, le lumache, le cantaridi e quanti altri insetti nocivi vi si
annidino. Bisogna però aver cura a che ciò non avvenga al levare del sole,
altrimenti seccherebbero le messi.
Plinio ci narra molte cose intorno a tal veleno, che ha potere maggiore
quando la luna è calante o nuova, e durante i primi anni, quando la donna è
ancora giovanetta e vergine. In tal caso sparso sul limitare della casa, ha il
potere di rendere nullo ogni sortilegio. Si dice che i fili d’una stoffa che ne
siano stati impregnati non possano bruciare e abbiano il potere di estinguere
un incendio. Si dice anche che, somministrati insieme a radice di peonia e
castoro, valgono a guarire dalla tisi. Inoltre, facendo arrostire lo stomaco d’un
cervo, mischiandovi qualche brandello di detta stoffa e portando il tutto
addosso, non si può esser feriti da alcun dardo. I capelli d’una donna
mestruante, messi dentro il letame, generano serpi e il bruciarli fa fuggire col
loro odore i serpenti, perché ha tale virtù venefica da avvelenare anche le
bestie velenose.
Il polledro porta in fronte nascendo una escrescenza carnosa della,
grossezza di un fico secco e di color nero, che la cavalla ha cura di divorare
subito dopo la nascita del piccolo e ove omettesse di far ciò, concepirebbe
tanta avversione pel suo puledro, da rifiutargli il nutrimento. Tale escrescenza,
detta ippomane, si dice abbia gran virtù a suscitare l’amore, se se ne forma
una pozione con sangue dell’amante. Un altro veleno detto anche esso
ippomane è quello che secerne la giumenta in caldo e di cui parla Virgilio:
Hinc demum hippomanes, vero quod nomine dicunt pastores, lentum
Hippomanes carmenque loquar, coctumque venerum privigno datum.
Apollonio narra nei suoi Argonauti che l’erba di Prometeo, generata dal
sangue gemuto in terra mentre l’avvoltoio rodeva il fegato del superbo, che
porta un fiore simile a quello dello zafferano, secerne dalla profonda radice un
succo nero come quello del faggio, che rende invulnerabile al ferro e al fuoco il
corpo umano untato di tal succo, dopo aver compito l’opera divina di
Proserpina.
Sassone il grammatico scrive che un certo Frotone aveva un abito
impenetrabile alle frecce. La iena, al dire di Plinio, ha differenti veleni.
Stropicciando del suo sangue i battenti d’una porta, non è più possibile evocare
le divinità e intrattenersi con esse. Bevendo una decozione del suo occhio in
sangue di donnola, ci si fa odiare da tutti. La parte estrema del suo intestino
vale a garantire dalle vessazioni dei potenti e ad assicurare il successo nelle liti
e nei processi, portandone sempre un poco con sé; e portandolo legato al
braccio sinistro ci si fa amare e seguire da una donna che ci scorga.
Il sangue di basilisco, detto anche sangue di Saturno ha tanto potere da far
ottenere dai grandi ciò che loro si richiede e dalle divinità la salute e ogni
grazia. Si dice che la zecca tratta dall’orecchio sinistro d’un cane nero e
applicata a un malato, valga a far pronosticare intorno alla durata della sua
vita, bastando dopo l’applicazione interrogarlo e se l’infermo risponde, v’ha
speranza che guarisca mentre se tace è indizio di morte.
Dicono altresì che una pietra morsicata da un cane rabbioso abbia potere di
discordia se messa in una bevanda.
La lingua d’un cane, messa nella calce e attaccata al pollice con l’erba dello
stesso nome, ossia. la cinoglossa, impedisce ai cani d’abbaiare e lo stesso
effetto si ottiene con la placenta d’una cagna. I cani fuggono chi porti un cuore
di cane.
Plinio racconta che certe rane che vivono fra i cespugli spinosi, hanno un
veleno tanto attivo da operare cose meravigliose. Un ossicino, collocato nella
parte sinistra del loro corpo, vale a far entrare in ebollizione l’acqua fredda, a
frenare le violenze canine, a eccitare l’amore e l’odio se preso in decozione.
Estratto invece dalla parte destra del corpo, arresta il bollore dell’acqua e la fa
raffreddare, impedisce l’amore, smorza le concupiscenze, e chiuso entro una
pelle di serpente scuoiata di fresco guarisce la quartana e le altre febbri. Infine
la loro milza e il loro fegato sono efficaci antidoti ai veleni dell’animale stesso.
Si dice anche che il ferro che abbia servito a spargere il sangue umano,
abbia virtù speciali. Perché foggiandone e morso e sproni è possibile montare e
ammansare il cavallo più indomito e ferrandogliene le zampe lo si rende rapido
nella corsa e infaticabile. Occorre però incidervi sopra caratteri e nomi
appropriati. Il vino in Cui sia stato immerso un ferro col quale sia stato tagliato
il collo umano, bevuto, guarisce dalla quartana. Infine una pozione di cervello
d’orso bevuto nel cranio dell’orso rende feroce come un orso e chi l’abbia
trangugiata, si crede tramutato in tale animale e opera come questo, sinché
almeno non sia finito l’effetto della pozione, senza tuttavia risentirne in seguito

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