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Mark Garc
162 5 16

Distanza

3,88 km

Dislivello positivo

111 m

Difficoltà tecnica

Facile

Dislivello negativo

111 m

Altitudine massima

342 m

Trailrank

56

Altitudine minima

232 m

Tipo di percorso

Anello

Coordinate

365

Caricato

6 gennaio 2023

Registrato

gennaio 2023

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342 m
232 m
3,88 km

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vicino a Siano, Calabria (Italia)

Un viaggio a piedi tra i vicoli del centro storico di Catanzaro. Il “Percorso dei Vicoli” è un itinerario ideato dall’Associazione ODV “Cara Catanzaro” supportato dalla Sezione di Catanzaro del Club Alpino Italiano, patrocinato gratuitamente dall’Amministrazione Comunale di Catanzaro e il parere favorevole della Soprintendenza Regionale Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Oltre sessanta tabelle direzionali e cinque paline descrittive guidano turisti, semplici camminatori alla scoperta della storia della città Capoluogo di regione attraversando i vicoli di Case Arse, le Cocole, il Pianicello, la Stella, la Filanda, il Carbone, Santa Barbara e lo Spiazzo del Sole, il Carmine, la Grecia, la Giudecca, il San Giovanni e fermarsi dalla terrazza di Bellavista, magari all’alba o al tramonto, per ammirare uno dei panorami più belli della Calabria, sull’istmo di Catanzaro, il punto più stretto d’Italia. Si può iniziare il cammino da qualsiasi luogo dove la freccia direzionale con la scritta “Percorso dei vicoli” indica la via da seguire. E allora…buon viaggio.
Sito religioso

Carbone

  • Foto di Carbone
  • Foto di Carbone
La Madonna del Carbone Un carbonaio che possedeva un piccolo deposito dove sorge l’attuale “tempietto” dedicato alla Madonna del Carbone, ogni mattino andava a prelevare un quantitativo di carbone per poi rivenderlo. Un giorno, al suo rientro, sul muro del deposito trovò raffigurata la Madonna dipinta proprio con il carbone e, sotto il dipinto, alcuni carboni ardenti accesi come se fossero candele. Si meravigliò di tale prodigio, ma tornò ugualmente al lavoro dopo aver spento i carboni. L’evento straordinario si verificò per 10 giorni di seguito, tanto che il carbonaio pensò di riferirlo al parroco, mentre gli abitanti del quartiere si organizzarono a convertire il deposito in una piccola cappella. All’interno venne posto un quadro raffigurante la “Madonna delle Grazie”, diventando un luogo di culto e di preghiera. Ancora oggi l’evento straordinario viene ricordato con una festa in onore della Madonna, il 2 luglio di ogni anno.
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Carmine

  • Foto di Carmine
  • Foto di Carmine
Nel pressi dell'antico quartiere della Grecìa si trova la chiesa di Santa Maria del Carmine anticamente chiamata Santa Maria di Cataro. La chiesa era annessa all'omonimo convento carmelitano e all'oratorio del XVII secolo oggi restaurato e visitabile. L'interno a unica navata con quattro cappelle laterali e un presbiterio ampio. Le cappelle ospitano altari in muratura, di epoca tardo barocca e rococò, dedicati a santi e sante carmelitane e impreziositi da tele che ancora sono visibili nella loro sede originaria. Vicino la sagrestia si trova una bellissima statua della Madonna del Carmine vestita con abito di seta rosso cucito da abili mani catanzaresi nel '600, periodo in cui la città era famosa in Europa per la preziosa seta.
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Case Arse

  • Foto di Case Arse
  • Foto di Case Arse
Il nome "Case Arse" richiama l’assedio dei catanzaresi contro il feudatario Conte Antonio Centelles, chiamato in modo spregiativo dagli abitanti Centeglia, avvenuto nel 1461. Il conte per fermare la rabbia dei catanzaresi fece uscire dal suo castello tre compagnie di soldati con il compito di bruciare tutte le case intorno. Una leggenda racconta che il vento soffiava così forte, che si rischiava di bruciare tutta la città. Ma secondo la tradizione San Vitaliano patrono della città, cambiò direzione del vento salvandolo dalla distruzione. Da allora il rione che anticamente veniva chiamato “Paradiso”, prenderà il nome di “Case Arse.
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Chiesa di San Rocco

  • Foto di Chiesa di San Rocco
  • Foto di Chiesa di San Rocco
Chiesa di San Rocco La fondazione della chiesa è legata a una leggenda in cui san Rocco appare a un moribondo di peste, Pignero Cimino, al quale consegna un unguento in grado di guarire l'epidemia che in quegli anni si abbatteva su Catanzaro. In cambio del miracolo il santo chiese la costruzione di un luogo di culto sul colle San Trifone, nello stesso luogo in cui anni prima, i catanzaresi promisero di erigere un tempio a lui dedicato. Da allora il colle San Trifone è conosciuto come colle San Rocco. All'Interno è possibile ammirare una statua scolpita in marmo di San Rocco e sulla navata un dipinto in cui viene rappresentata la scena in cui San Rocco appare al moribondo di peste nello scenario dell'antica Porta di Mare
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Cocole

  • Foto di Cocole
  • Foto di Cocole
I “Coculi” così denominata per la forma dei bozzoli dei bachi da seta e dove anticamente si svolgeva il mercato.
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San Giovanni - Catanzaro

  • Foto di San Giovanni - Catanzaro
  • Foto di San Giovanni - Catanzaro
  • Foto di San Giovanni - Catanzaro
Il complesso monumentale del San Giovanni sorge sull'area del distrutto castello di origine normanna (presumibilmente 1070, sotto la dominazione di Roberto il Guiscardo). Simbolo del potere feudale, il castello venne parzialmente distrutto nel XV secolo ed i suoi materiali vennero utilizzati dal vescovo Tornefranza per abbellire la Cattedrale e per costruire la chiesa di San Giovanni (1532) con il concorso dell'omonima Confraternita. Alcuni elementi vennero utilizzati per abbellire la chiesa dell'Osservanza. Nel maggio del 1589, la Congregazione dei Bianchi di Santa Croce, che già si occupava di assistere gli infermi, chiese all'Università locale di poter realizzare un padiglione da adibire ad ospedale (richiesta poi accolta nel 1596 dal viceré don Enrico Gusmann). Il corpo centrale dell'attuale complesso coincide con l'Ospizio dei Bianchi. Nel 1663 i Padri Teresiani vi costruirono il loro convento. L'area ospitò, successivamente, l'ospedale, le carceri dell'Udienza, gli uffici del Genio militare. In tempi più recenti ha ospitato le Carceri (fino al crollo del muraglione di via Carlo V, nel gennaio del 1970). Del complesso fa parte anche l'artistica fontana con il nicchione dove é sistemata la statua del Cavatore, realizzata dal 1951 al 1954 dallo scultore calabrese Giuseppe Rito e ancora il grande piazzale panoramico, la Torre di Carlo V e le restanti mura del castello. Il San Giovanni vanta una grande area espositiva, disposta su due piani. Vi si accede da una bella scalinata che porta al cortile interno e quindi alle numerose sale. Nella palazzina adiacente alla chiesa, sono ospitati gli uffici dell'Assessorato comunale alla Cultura e quelli della sede della Sovrintendenza ai beni artistici e ambientali. Il Complesso del San Giovanni è monumento Nazionale.
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Filanda

  • Foto di Filanda
  • Foto di Filanda
La filanda La coltivazione del gelso e lo sviluppo dei bachi da seta hanno fatto di Catanzaro un punto di riferimento della seta in Italia. L’attività serica in questi luoghi risale al 1500 e impegnava diversi paesi attorno al capoluogo. Molti catanzaresi furono chiamati a Tours e Lione, in Francia, per insegnare l’arte serica, tutto ciò documentato anche dalla presenza di un telaio di un tale “Giovanni il calabrese”. La seta calabrese era di qualità eccelsa e quindi molto richiesta in tutta Europa. Nel 1519, furono pubblicati gli Statuti dell’arte della seta di Catanzaro e il massimo sviluppo si ebbe nel 1700, dove nella sola Catanzaro si contavano 7.000 setaioli e più di mille telai. Si producevano velluti damascati per paramenti sacri, coperte, drappi, tende, biancheria, scialli, tovaglie per gli altari e tanto altro. La peste del 1668 causò la decimazione degli addetti ai filatoi, oltre 16.000 abitanti persero la vita. Altre cause che contribuirono alla carenza di mano d’opera furono altre gravi epidemie, devastanti terremoti e l’eccessiva pressione fiscale del governo Spagnolo.
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Grecìa

  • Foto di Grecìa
  • Foto di Grecìa
Il rione Grecia è il più antico quartiere perché rappresenta il primo insediamento abitativo della città. Il rione si presenta come un piccolo borgo, ricco di vicoli la cui toponomastica richiama la gloriosa arte della seta.
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Largo Prigioni

  • Foto di Largo Prigioni
  • Foto di Largo Prigioni
Largo Prigioni - Rione osservabile dal terrazzo del complesso monumentale San Giovanni, ex castello Normanno. Anticamente era chiamato "Paradiso" per la vista della costa che si può ammirare. Il nome fu mutato dopo il 1461 anno in cui la città si ribellò al Marchese Centelles considerato un uomo avido e senza pietà. L'assalto al castello avvenne l'8 maggio del 1461 e il marchese fu costretto alla fuga, ma divampò un grosso incendio che colpi il quartiere adiacente al castello.
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Pianicello

  • Foto di Pianicello
  • Foto di Pianicello
  • Foto di Pianicello
Imboccando via Burza (giurista e civilista) si attraversano suggestive piazzette, vicoletti e si giunge al “Pianicello” passando dal tardo cinquecentesco Palazzo Ricca, che apparteneva alla famiglia Ricca di origine spagnola. Il palazzo è caratterizzato dall'esistenza di due portali gemelli in calcarenite. Poco più avanti si trova la casa natale del commediografo, Nino Gemelli. Nel suo glorioso curriculum vitae si elenca la data dell’anno 1982, quando partecipa e supera le selezioni per frequentare il corso di drammaturgia del maestro Eduardo de Filippo, presso l’università “ La Sapienza” di Roma. Lo stesso Eduardo, dopo appena un anno di corso, lo congeda con onore dicendogli: “tu, qui, non hai più nulla da imparare.”
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Quartiere Ebraico - Giudecca

  • Foto di Quartiere Ebraico - Giudecca
  • Foto di Quartiere Ebraico - Giudecca
  • Foto di Quartiere Ebraico - Giudecca
Nel quartiere ebraico dei tintori, la Giudecca, si trova il Palazzo Fazzari e nel vico delle onde la casa nativa dell'artista catanzarese Mimmo Rotella. In questo vico oltre all'abitazione (ora casa museo della memoria) del noto artista di fama mondiale, vi era ubicato un magazzino nel quale si "ondava" cioè si dava un ondeggiamento di colore ai tessuti (l'arte della seta che ha reso famosa la città in tutto il mondo) con particolari macchinari. Inoltre ricchi negozi e botteghe sfoggiavano drappi di preziosa seta lavorati dalle abili maestranze locali
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Santa Barbara e Spiazzo del Sole

  • Foto di Santa Barbara e Spiazzo del Sole
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  • Foto di Santa Barbara e Spiazzo del Sole
  • Foto di Santa Barbara e Spiazzo del Sole
  • Foto di Santa Barbara e Spiazzo del Sole
Queste vie prendono il nome del “Gelso”, in ricordo del lavoro degli abitanti nella coltivazione delle piante di gelso in cortili e corti esterne per la produzione della preziosa seta. Nello Spiazzo del Sole, raggiungibile attraverso il vico più stretto del percorso (misura 92 cm di larghezza), sempre assolato e nella vicina piazza santa Barbara venivano stesi e fatti asciugare i tessuti tinti.
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Santa Maria di Mezzogiorno

  • Foto di Santa Maria di Mezzogiorno
  • Foto di Santa Maria di Mezzogiorno
Nel rione “Pianicello” di Catanzaro si trova il Santuario di Santa Maria di Mezzogiorno innalzato su un costone di roccia tra i IX e XI secolo. "Santa Maria di Meridie o del Mezzogiorno", una delle prime chiese della città di Catanzaro, prende il nome dal suo orientamento liturgico verso sud-est, luogo dove sorge il sole e verso oriente (Gerusalemme). La leggenda narra che prima della sua costruzione, nell'orto attiguo, su un albero di fico, appariva ogni giorno a mezzogiorno una bella signora, identificata come la Madonna, che distribuiva pane e fichi ad alcune persone del luogo e ai bimbi in particolare, riuscendo così a sfamarli nonostante la grande carestia. L'evento è oggi ricordato da un affresco realizzato nel 1991 sulla parete del campanile, dall'artista catanzarese Gioacchino Lamanna. L'artista Lamanna, che ci ha lasciati pochi giorni fa, riprodusse un dipinto sbiadito realizzato da Diego Grillo (1878/1963), noto affreschista calabrese, rinnovando nei minimi particolari quelli dell’antica tela, suscitando negli anziani del quartiere grande meraviglia (come descrive Silvestro Bressi nel suo libro “Iconografia e Religiosità Popolare dei Catanzaresi”). Nei pellegrinaggi dei fedeli, qualcuno ricorda che, come “atto votivo”, molti erano coloro che intraprendevano la salita dell’irta scala che da “Via Carlo V” arriva proprio dinanzi al Santuario di S. Maria di Mezzogiorno. Attualmente la Chiesa presenta un'unica navata con tre cappelle per lato con alcune opere importanti come la tela della “Madonna col Bambino”, un’opera di Battistello Caracciolo del XVII secolo, il “Buon Pastore” un cesello in argento della porticina del Tabernacolo dell’ Altare Maggiore, un prezioso organo del ‘700 e un rosone con il patrono della città "San Vitaliano benedicente”.
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Stella

  • Foto di Stella
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Nel quartiere Stella anticamente si trovava l’ex Orfanotrofio. Nella piazza centrale si trova la CHIESA DI SANTA MARIA DELLA STELLA già dell’ordine della clarisse francescane cappuccine (1585 – 1588) La chiesa presenta una pianta tipica delle chiese conventuali del tardo cinquecento, a navata unica con cappella laterale e ampio coro; la facciata simile per impostazione a quella della chiesa conventuale di San Francesco di Paola è inquadrata da due lesene con capitelli corinzi in stucco e chiusa da un aggettante timpano su cui si impostano ai lati due piccoli campanili. L’interno è dominato dal barocco altare maggiore in legno dorato e argentato unico esemplare presente in città, alle spalle della tela dell’Assunta – intervallata da tre cappelle per lato in stucco e da paraste, sormontate da capitelli tardobarocchi di ordine composito realizzati in stucco. Sull’aggettante trabeazione, che percorre la navata e il presbiterio, s’imposta perimetralmente una controsoffittatura a botte lunettata, la cui superficie, scandita da piatte costolonature scanalate, è abbellita da tracce di vecchi affreschi con decorazioni fitomorfe, e da dipinti realizzati negli anni ’50 – ’60 dal pittore catanzarese allievo di Garibaldi Gariani, Guido Parentela. Le sei cappelle laterali oltre a presentare gli archi decorati in chiave da teste di angeli in stucco conservano gli originali fastigi, chiara opera di maestranze calabresi del tardo rinascimento, realizzati e scolpiti completamente in legno, e successivamente dorati, secondo il gusto dell’epoca e la tradizione delle chiese cappuccine. All’interno di ogni fastigio sono custodite seti tele raffiguranti: San Michele Arcangelo, la Deposizione, L’Immacolata, San Francesco che riceve le stimmate, La Presentazione di Gesù al Tempio, La Madonna del Rosario. All’interno sono custodite inoltre una statua napoletana di San Giuseppe del XVII secolo, un organo in legno decorato da serti di rose e realizzato a Napoli nel 1774 da Nicola Mancini e la statua sette-ottocentesca della Santa Badessa Benedettina Burgundofara più comunemente conosciuta come Santa Fara, la Santa delle Divina Provvidenza.
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Bellavista

  • Foto di Bellavista
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  • Foto di Bellavista
Da questa terrazza che affaccia sul golfo di Squillace, dove la leggenda racconta che Ulisse partì per rientrare nella sua Itaca, è possibile ammirare, in particolare all’alba o al tramonto, uno dei panorami più belli della Calabria, sull’istmo di Catanzaro il punto più stretto d’Italia. Su questa via si trova il palazzo dove nacque Renato Dulbecco (Catanzaro, 22 febbraio 1914 – La Jolla, 19 febbraio 2012) - biologo e medico italiano, i cui genitori si erano trasferiti a Catanzaro per motivi di lavoro. Ha approfondito gli studi scientifici di genetica negli Stati Uniti di America, occupandosi anche di virus cancerogeni e migliorando la conoscenza della composizione del DNA. Per le sue ricerche, nel 1975 gli è stato assegnato il premio Nobel per la medicina e successivamente gli è stata concessa la cittadinanza onoraria della città.
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Museo Numismatico e Villa Trieste o Margherita

  • Foto di Museo Numismatico e Villa Trieste o Margherita
  • Foto di Museo Numismatico e Villa Trieste o Margherita
  • Foto di Museo Numismatico e Villa Trieste o Margherita
  • Foto di Museo Numismatico e Villa Trieste o Margherita
In Villa Trieste si trova il museo numismatico di Catanzaro con la nutrita collezione delle monete antiche e tanti altri reperti archeologici di storici siti come quello di Donnonarco di Simeri e Donnu Petru a Tiriolo. Si può ammirare la perfetta riproduzione di scarabeo ritrovata nei pressi di una necropoli preellenica a Simeri, in pietra dura di ametista, con vivaci colori verdi e rossastri e con lettere d’iscrizione mai decifrate (pseudo geroglifici d’imitazione fenicia o cartaginese),che rimandano a un totem o a castoni d’anello a sigillo o anche a pezzi di collana. Lo scarabeus sacer era legato al culto magico della rinascita e della fertilità, contenendo il principio androgino del sole e della luna, della nascita e del nutrimento. Era anche sigillo e “lasciapassare” per il giudizio nell’oltretomba." Villa Trieste (chiamata in passato anche Villa Margherita) è il più antico giardino pubblico di Catanzaro. Fu realizzata su un progetto di Federico ed Enrico Andreotti e aperta al pubblico il 21 gennaio 1881, in occasione della visita di Margherita di Savoia, cui deve il nome. Dalle sue terrazze possibile osservare un panorama mozzafiato sulla costa jonica fino a Isola Capo Rizzuto e sul versante opposto, la Sila. I giardini della villa sono dotati di una vegetazione lussureggiante e ospitano numerose sculture. La villa ospita inoltre la Biblioteca Comunale Filippo De Nobili.

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