Oreno di Vimercate
vicino a Vimercate, Lombardia (Italia)
Visualizzato 273 volte, scaricato 3 volte
Foto del percorso



Descrizione dell'itinerario
cavallette, che distruggono tutto ciò che trovano e quasi ardono i luoghi, sono
di cattivo augurio e ostacolano le imprese; invece le cicale presagiscono i
viaggi e il successo. Si dice che il ragno che tessa dall’alto la sua tela annunci
guadagni prossimi. Così pure le formiche, previdenti e accumulatrici, indicano
sicurezza e ricchezze e armate numerose. Perciò, avendo le formiche divorato
il drago addomesticato dell’imperatore Tiberio, gli fu avvisato essere questo un
indizio di prossima sedizione. Se si incontra un serpe, occorre diffidare d’un
maldicente, perché tutta la forza e tutto il veleno di questo animale si
raccolgono nella sua bocca. Un serpente introdottosi nella reggia di Tarquinio
predisse a questo re la sua decadenza. Due serpenti furono trovati nel letto di
Sempronio Gracco, per il che gli fu annunziato che il risparmiare il maschio o la
femmina avrebbe implicato la morte sua o della moglie. E Sempronio Gracco,
che amava la moglie più di se stesso, uccise il serpe maschio e lasciò libera la
femmina, morendo qualche giorno di poi. La vipera significa cattive femmine e
cattivi fanciulli e l’anguilla un uomo detestato da tutti, perché è un animale che
vive in disparte e solitario.
Ma il presagio più forte e più sicuro è dato dall’uomo e incontrandone alcuno
occorrerà osservarne la condizione, la età, il sesso, la professione, la
complessione, i gesti, i costumi, le occupazioni, la costituzione, le abitudini, il
nome, le parole e gli atteggiamenti. Perché, trovandosi negli altri animali tante
luci di presagi, non vi è dubbio che assai più efficaci e più chiare debbano
essere infuse nell’anima umana, poiché, come dice lo stesso Cicerone, non v’ha
dubbio che sia inerente all’anima umana un certo auspicio di eternità, che le
consente comprendere le cause delle cose. Nel costruire Roma fu rinvenuta
una testa umana dai lineamenti ben conservati, che presagì la grandezza del
suo impero e dette il Nome al Capitolino. L’amata di Bruto, prima di scontrarsi
con quella di Ottavio e di Marco Antonio, s’imbatte in un Etiope, che fu messo a
morte perché considerato di cattivo augurio. La battaglia fu perduta e i suoi
due capi, Bruto e Cassio, morirono entrambi. Il popolino stima di cattivo
augurio l’incontro dei monaci soprattutto al mattino, perché cotesta gente non
vive per lo più che di funerali e di corpi morti, come gli avvoltoi.
CAPITOLO LV.
In qual modo i presagi si realizzino mercé la luce del senso della natura e
delle regole per farne l’esperienza.
I presagi che indicano gli eventi futuri a mezzo degli animali e degli uccelli,
ci furono dapprima insegnati, come risulta dalla storia, da Orfeo il teologo e si
producono mercé la luce del senso della natura che sembra riverberarsi sugli
animali per pronosticare l’avvenire degli uomini. Tale è stato il parere di
Virgilio, che dice:
Haud equidem credo, quia sit divinius illis ingenium, aut rerum f
Ora questo senso della natura, come dice Guglielmo di Parigi, è al di sopra
d’ogni comprensione umana e assai vicino alla profezia a cui è affatto simile e
largisce naturalmente una mirabile chiaroveggenza divinatoria a qualche
animale, come è evidente in qualche cane, che è capace di riconoscere mercé
tale senso i ladri e coloro che si nascondono, così da cercarli, da scovarli, da
afferrarli, da trattenerli, da morderli. Mercé lo stesso senso gli avvoltoi
prevedono le carneficine e le battaglie e si radunano nei luoghi in cui tali
avvenimenti dovranno prodursi per ritrarne profitto col pascersi dei numerosi
cadaveri. E il perniciotto conosce la madre che non aveva ancora veduta e si
allontana dalla pernice che ha rubato le uova alla vera madre e le ha covate
come sue. E l’anima umana, inconsciamente, presente certe cose nocevoli e si
riempie talora di terrore o di orrore istintivo, che sembra irragionevole, ma che
ha un fondamento di realtà, presto confermato dai fatti. Così un ladro nascosto
in un’abitazione diffonde intorno a sé il timore e l’inquietudine, che si
impadroniscono, a loro stessa insaputa, degli abitatori della casa, di alcuni
almeno, perché certo cotesta luce non si riverbera su tutti gli uomini. E una
meretrice nascosta in una casa, lascia indovinare la sua presenza, quantunque
ignorata. Si legge d’un certo Heraisco, egiziano, il quale conosceva tutte le
donne immonde non solo al guardarle, ma udendone semplicemente da lungi
la voce, perché subito ne risentiva un forte mal di capo. Guglielmo di Parigi
narra di una donna innamorata che sentiva l’avvicinarsi del suo amante,
allorché si recava a visitarla, sin da due leghe distante e parla di una cicogna
maschio, che mercé l’odorato scoprì l’adulterio della compagna, che lo
denunziò ai componenti lo stormo da esso stesso radunati in assemblea e che
ne ottenne la condanna della colpevole, la quale fu spiumata e fatta a pezzi
dagli inesorabili giudici. E narra anche d’un cavallo, che aveva montato la
madre senza saperlo, il quale, scoprendolo in seguito, si mozzò coi denti i
genitali per punirsi dell’incesto, fatto confermato da altre narrazioni di Aristotile
di Varrone e di Plinio. Plinio riferisce pure che un aspide, che viveva in
domesticità in casa d’un egiziano, avendo visto uno dei suoi piccoli uccidere un
figlio dell’ospite, mise spontaneamente a morte la prole colpevole e abbandonò
per sempre la casa funestata.
Questi esempi mostrano come in certi animali possano penetrare bagliori di
presagi e manifestarsi attraverso i loro atteggiamenti, le voci, il volo,
l’incedere, i colori e il cibarsi. Perché, secondo le dottrine dei Platonici, le cose
inferiori possiedono certe virtù che le fanno corrispondere in tutto con le cose
superiori e in tal modo gli animali hanno segrete concordanze coi corpi divini
occulti legami che li fanno vibrare all’unisono con le rispettive costellazioni.
Bisogna dunque conoscere quali animali sieno saturniani, quali gioviani o
marziani e così via e ritrarne i presagi corrispondenti alle loro proprietà. Così
dipendono da Saturno e da Marte tutti gli uccelli feroci e selvaggi, come le
civette, i barbagianni e simili e il gufo, uccello saturniano solitario e notturno,
gode meritata fama d’essere di cattivo augurio, come conferma il poeta: Quel
vile uccello, messaggero dei mali futuri, che presagisce la cattiva sorte ai
mortali. Ma il cigno, uccello delizioso e consacrato a Venere e al Sole, è di buon
augurio, soprattutto a ciò che si riferisce al navigare, perché non si tuffa ma
di cattivo augurio e ostacolano le imprese; invece le cicale presagiscono i
viaggi e il successo. Si dice che il ragno che tessa dall’alto la sua tela annunci
guadagni prossimi. Così pure le formiche, previdenti e accumulatrici, indicano
sicurezza e ricchezze e armate numerose. Perciò, avendo le formiche divorato
il drago addomesticato dell’imperatore Tiberio, gli fu avvisato essere questo un
indizio di prossima sedizione. Se si incontra un serpe, occorre diffidare d’un
maldicente, perché tutta la forza e tutto il veleno di questo animale si
raccolgono nella sua bocca. Un serpente introdottosi nella reggia di Tarquinio
predisse a questo re la sua decadenza. Due serpenti furono trovati nel letto di
Sempronio Gracco, per il che gli fu annunziato che il risparmiare il maschio o la
femmina avrebbe implicato la morte sua o della moglie. E Sempronio Gracco,
che amava la moglie più di se stesso, uccise il serpe maschio e lasciò libera la
femmina, morendo qualche giorno di poi. La vipera significa cattive femmine e
cattivi fanciulli e l’anguilla un uomo detestato da tutti, perché è un animale che
vive in disparte e solitario.
Ma il presagio più forte e più sicuro è dato dall’uomo e incontrandone alcuno
occorrerà osservarne la condizione, la età, il sesso, la professione, la
complessione, i gesti, i costumi, le occupazioni, la costituzione, le abitudini, il
nome, le parole e gli atteggiamenti. Perché, trovandosi negli altri animali tante
luci di presagi, non vi è dubbio che assai più efficaci e più chiare debbano
essere infuse nell’anima umana, poiché, come dice lo stesso Cicerone, non v’ha
dubbio che sia inerente all’anima umana un certo auspicio di eternità, che le
consente comprendere le cause delle cose. Nel costruire Roma fu rinvenuta
una testa umana dai lineamenti ben conservati, che presagì la grandezza del
suo impero e dette il Nome al Capitolino. L’amata di Bruto, prima di scontrarsi
con quella di Ottavio e di Marco Antonio, s’imbatte in un Etiope, che fu messo a
morte perché considerato di cattivo augurio. La battaglia fu perduta e i suoi
due capi, Bruto e Cassio, morirono entrambi. Il popolino stima di cattivo
augurio l’incontro dei monaci soprattutto al mattino, perché cotesta gente non
vive per lo più che di funerali e di corpi morti, come gli avvoltoi.
CAPITOLO LV.
In qual modo i presagi si realizzino mercé la luce del senso della natura e
delle regole per farne l’esperienza.
I presagi che indicano gli eventi futuri a mezzo degli animali e degli uccelli,
ci furono dapprima insegnati, come risulta dalla storia, da Orfeo il teologo e si
producono mercé la luce del senso della natura che sembra riverberarsi sugli
animali per pronosticare l’avvenire degli uomini. Tale è stato il parere di
Virgilio, che dice:
Haud equidem credo, quia sit divinius illis ingenium, aut rerum f
Ora questo senso della natura, come dice Guglielmo di Parigi, è al di sopra
d’ogni comprensione umana e assai vicino alla profezia a cui è affatto simile e
largisce naturalmente una mirabile chiaroveggenza divinatoria a qualche
animale, come è evidente in qualche cane, che è capace di riconoscere mercé
tale senso i ladri e coloro che si nascondono, così da cercarli, da scovarli, da
afferrarli, da trattenerli, da morderli. Mercé lo stesso senso gli avvoltoi
prevedono le carneficine e le battaglie e si radunano nei luoghi in cui tali
avvenimenti dovranno prodursi per ritrarne profitto col pascersi dei numerosi
cadaveri. E il perniciotto conosce la madre che non aveva ancora veduta e si
allontana dalla pernice che ha rubato le uova alla vera madre e le ha covate
come sue. E l’anima umana, inconsciamente, presente certe cose nocevoli e si
riempie talora di terrore o di orrore istintivo, che sembra irragionevole, ma che
ha un fondamento di realtà, presto confermato dai fatti. Così un ladro nascosto
in un’abitazione diffonde intorno a sé il timore e l’inquietudine, che si
impadroniscono, a loro stessa insaputa, degli abitatori della casa, di alcuni
almeno, perché certo cotesta luce non si riverbera su tutti gli uomini. E una
meretrice nascosta in una casa, lascia indovinare la sua presenza, quantunque
ignorata. Si legge d’un certo Heraisco, egiziano, il quale conosceva tutte le
donne immonde non solo al guardarle, ma udendone semplicemente da lungi
la voce, perché subito ne risentiva un forte mal di capo. Guglielmo di Parigi
narra di una donna innamorata che sentiva l’avvicinarsi del suo amante,
allorché si recava a visitarla, sin da due leghe distante e parla di una cicogna
maschio, che mercé l’odorato scoprì l’adulterio della compagna, che lo
denunziò ai componenti lo stormo da esso stesso radunati in assemblea e che
ne ottenne la condanna della colpevole, la quale fu spiumata e fatta a pezzi
dagli inesorabili giudici. E narra anche d’un cavallo, che aveva montato la
madre senza saperlo, il quale, scoprendolo in seguito, si mozzò coi denti i
genitali per punirsi dell’incesto, fatto confermato da altre narrazioni di Aristotile
di Varrone e di Plinio. Plinio riferisce pure che un aspide, che viveva in
domesticità in casa d’un egiziano, avendo visto uno dei suoi piccoli uccidere un
figlio dell’ospite, mise spontaneamente a morte la prole colpevole e abbandonò
per sempre la casa funestata.
Questi esempi mostrano come in certi animali possano penetrare bagliori di
presagi e manifestarsi attraverso i loro atteggiamenti, le voci, il volo,
l’incedere, i colori e il cibarsi. Perché, secondo le dottrine dei Platonici, le cose
inferiori possiedono certe virtù che le fanno corrispondere in tutto con le cose
superiori e in tal modo gli animali hanno segrete concordanze coi corpi divini
occulti legami che li fanno vibrare all’unisono con le rispettive costellazioni.
Bisogna dunque conoscere quali animali sieno saturniani, quali gioviani o
marziani e così via e ritrarne i presagi corrispondenti alle loro proprietà. Così
dipendono da Saturno e da Marte tutti gli uccelli feroci e selvaggi, come le
civette, i barbagianni e simili e il gufo, uccello saturniano solitario e notturno,
gode meritata fama d’essere di cattivo augurio, come conferma il poeta: Quel
vile uccello, messaggero dei mali futuri, che presagisce la cattiva sorte ai
mortali. Ma il cigno, uccello delizioso e consacrato a Venere e al Sole, è di buon
augurio, soprattutto a ciò che si riferisce al navigare, perché non si tuffa ma
Waypoint
Cascina cavallera
Puoi aggiungere un commento o una recensione a questo percorso
Commenti (0)